Il Sole-24 Ore, mercoledì 10 marzo, 3 maggio 2004
Le riforme. Il governo di Delhi, comunque, sta accelerando sulle riforme. Proprio nelle scorse settimane sono state introdotte importanti liberalizzazioni nel settore delle telecomunicazioni; senza dimenticare il processo di privatizzazione, che ha visto la cessione di quote importanti di aziende statali con una risposta entusiasta da parte del mercato: la settimana scorsa la vendita del 10 per cento della Oil & Natural Gas Corporation ha visto un numero di prenotazioni pari a oltre il doppio delle azioni offerte
Le riforme. Il governo di Delhi, comunque, sta accelerando sulle riforme. Proprio nelle scorse settimane sono state introdotte importanti liberalizzazioni nel settore delle telecomunicazioni; senza dimenticare il processo di privatizzazione, che ha visto la cessione di quote importanti di aziende statali con una risposta entusiasta da parte del mercato: la settimana scorsa la vendita del 10 per cento della Oil & Natural Gas Corporation ha visto un numero di prenotazioni pari a oltre il doppio delle azioni offerte. Ma sul tavolo ci sono anche riforme di carattere più generale, come quella del sistema educativo, un elemento-chiave della competitività del Paese. Con un modello che si avvicina - guarda caso - a quello americano: istituzioni pubbliche di ottimo livello, con una crescente presenza dei privati. Anche a Delhi, come a Washington, le riforme sono state in parte innescate dalla scadenza elettorale: il mese prossimo si rinnova il Parlamento e il governo in carica, guidato dal partito nazionalista Bjp, è dato per favorito nei confronti del partito del Congresso capeggiato dalla famiglia Gandhi. Le privatizzazioni, per esempio, erano parte degli impegni presi dall’esecutivo - e sono state varate in tutta fretta. Ma è chiaro che ogni liberalizzazione mette Delhi in una condizione più vantaggiosa nel dialogo con Washington. E Karnik ricorda con una battuta che a sostegno delle riforme è ormai schierata tutta la classe politica indiana: «Qui da noi anche i comunisti le hanno varate, negli stati in cui governano». Andrea Malan