Il Sole-24 Ore, mercoledì 10 marzo, 3 maggio 2004
Surplus di lavoro. Sarà soprattutto l’India a poterli offrire: secondo uno studio realizzato dall’Aia, l’associazione di management indiana, con la cooperazione del Boston Consulting Group, secondo il quale nel 2020 l’India avrà un surplus di 47 milioni di lavoratori - a fronte di un deficit per quasi tutti gli altri
Surplus di lavoro. Sarà soprattutto l’India a poterli offrire: secondo uno studio realizzato dall’Aia, l’associazione di management indiana, con la cooperazione del Boston Consulting Group, secondo il quale nel 2020 l’India avrà un surplus di 47 milioni di lavoratori - a fronte di un deficit per quasi tutti gli altri. La ricerca è per certi versi sorprendente: anche la Cina per esempio, che negli ultimi anni ha regolarmente battuto l’India per tasso di crescita e per capacità di attrarre investimenti, soffrirà entro quella data di una carenza di manodopera, per effetto della politica del figlio unico attuato dal governo cinese fin dagli anni 80. L’abbondanza di manodopera può dunque trasformarsi in un vantaggio per l’India? Il boom attuale nel settore high-tech è significativo, ma il suo impatto sull’occupazione complessiva e sul Pil è ancora relativamente limitato. Per mantenere gli attuali tassi di crescita ed estendere l’appeal dell’India anche al settore manifatturiero, serviranno anche le riforme economiche - che Nasscom sta promuovendo in collaborazione con il governo. Le tariffe sull’importazione di personal computer, per esempio, sono state dimezzate al 20 per cento per stimolare anche il settore hardware. Una mossa a lungo ostacolata dai produttori locali, che temevano la concorrenza straniera; con il risultato che il mancato decollo del mercato interno ha tenuto lontani i gruppi esteri, nessuno dei quali produce in India. Agli Stati Uniti però, i passi compiuti finora non bastano; Washington sostiene che la media delle tariffe Usa è attorno al 3 per cento.