la Repubblica, mercoledì 10 marzo, 3 maggio 2004
Ma impiegarli nel loro Paese offre un vantaggio competitivo inestimabile. Ecco le cifre ufficiali dello U
Ma impiegarli nel loro Paese offre un vantaggio competitivo inestimabile. Ecco le cifre ufficiali dello U.S. Bureau of Labor Statistics: un programmatore di software a San Jose, nella Silicon Valley, guadagna 77.690 dollari all’anno più l’assicurazione sanitaria e i versamenti sul fondo pensione. Con la stessa qualifica e lo stesso incarico, un’azienda americana può assumere un suo collega a Bangalore e pagarlo 10.900 dollari all’anno. L’industria tecnologica, globalizzata da sempre nei suoi linguaggi e metodi di lavoro, è la prima a inseguire questa gigantesca opportunità: negli ultimi due anni 560.000 posti di lavoro sono stati distrutti nello hi-tech americano e in 15 anni ne spariranno altri 3,3 milioni. Ma dietro l’informatica s’ingrossa la fila delle aziende di servizio che imparano a sfruttare l’immenso divario salariale tra le due rive del Pacifico. Dai commercialisti ai broker che trattano gli ordini d’acquisto in Borsa, mestieri antichi e rispettabili del ceto medio urbano-professionale corrono il rischio di vedersi amputare il 33 per cento dei posti di lavoro. La General Electric Capital, ramo finanziario e assicurativo di un colosso che gestisce fondi pensione e polizze vita per milioni di famiglie americane, ha delocalizzato in India il suo centro di analisti dei mercati. Ernst&Young ha decentrato ogni pratica fiscale: per capire una dichiarazione dei redditi Usa non c’è bisogno di stare seduti dietro una scrivania in America.