la Repubblica, mercoledì 10 marzo, 3 maggio 2004
Ci sono pagine intere di testimonianze, i drammi umani dei professionisti licenziati. Come la signora Shelley Ewing, 53enne di Los Gatos, ex programmatrice e project manager da Apple Computer: la sua mansione è stata trasferita a Bangalore, nella Silicon Valley indiana
Ci sono pagine intere di testimonianze, i drammi umani dei professionisti licenziati. Come la signora Shelley Ewing, 53enne di Los Gatos, ex programmatrice e project manager da Apple Computer: la sua mansione è stata trasferita a Bangalore, nella Silicon Valley indiana. Racconta la sua via crucis, 18 mesi in cerca di lavoro, «175 risposte alle inserzioni, telefonate alle aziende, interviste coi capi del personale, e la ricerca di aiuti e raccomandazioni tra gli amici, i vicini, gli amici degli amici, gli ex-colleghi, le conoscenze occasionali fatte al supermercato». La mappa dei 37 lavori più a rischio è redatta sul campo dagli studiosi dell’università di Berkeley Dwight Jaffee e Cynthia Kroll. A fianco ai programmatori di software, agli ingegneri informatici, spuntano mansioni insospettate. Gli impiegati delle assicurazioni che curano le pratiche dei rimborsi. I medici che interpretano le radiografie. Gli esperti fiscali che fanno dichiarazioni dei redditi per le aziende e i loro dipendenti. I legali che preparano contratti. I contabili e i revisori dei conti. Nessuno è al riparo se le sue competenze si possono imparare all’estero, se le sue prestazioni possono viaggiare su Internet, se lavora usando l’inglese come centinaia di milioni di indiani e di asiatici. Da anni le università indiane e cinesi sfornano l’élite mondiale dei laureati, lo sanno le aziende della Silicon Valley che ne hanno reclutati decine di migliaia per farli venire qui.