Varie, 30 aprile 2004
SALZA
SALZA Enrico Torino 25 maggio 1937. Banchiere. Ex presidente del consiglio di Gestione della Compagnia di Sanpaolo (fino al maggio 2010)• «Cresciuto imprenditore alla ”Lavaggi Fiammiferi”, ereditata dal famiglia materna, ha iniziato la sua carriera nel mondo bancario come vicepresidente in piazza San Carlo nel 1985. Sempre chiaro e deciso nel tenere le fila di migliaia di rapporti. Per nulla amante dei giri di parole. La dialettica prima di tutto: ”Si deve discutere, altrimenti prevale l’appiattimento e non si ottengono buoni risultati”. Irruente ma non imprudente. Abile mediatore tra la politica e la società civile, ”perché i politici - ama rispondere a chi lo vuole regista occulto della politica torinese - non possono fare tutto da soli, non sarebbe virtuoso”. Uomo di potere, certo. Ma da liberale, ”mettendo da parte il tornaconto personale e sempre nell’interesse della collettività”. Con un solo rammarico, ripete negli ultimi tempi con una delle sue tante battute, ”di non poter diventare liberale adesso, come fanno tutti, perché lo sono sempre stato”. [...] Figlio di un direttore d’orchestra della Scala di Milano[...] Innovatore, fu uno dei promotori della Commissione Pirelli che nel caldo ”68 modernizzò l’organizzazione della Confindustria e anche padre del Cerved la banca dati delle Camere di Commercio Italiane. stato vicepresidente e amministratore delegato del ”Sole 24 ore” dal 71 all’89. Nella carriera da ”mezzo banchiere” c’è anche un posto da consigliere di amministrazione nel tempio svizzero dell’Ubs» (’La Stampa” 30/4/2004) • «Dicono che per capire i meccanismi che muovono il sistema di potere torinese occorre aver presenti, innanzitutto, Filippo Juvara e Guarino Guarini, maestri del barocco piemontese, inarrivabili nel mescolare, al rigore geometrico delle strutture, significati simbolici irrazionali e una straordinaria fantasia scenografica. Chi lo conosce bene dice che Enrico Salza, presidente del SanPaolo Imi, al centro di molti snodi di potere torinese, sia un personaggio che ai due architetti secenteschi sarebbe piaciuto molto: imprenditore di famiglia e banchiere di professione, con la passione per l’editoria (per anni ha firmato con lo pseudonimo di Hermann Von S. una newsletter di taglio politico inviata a una ristretta élite) e soprattutto con l’ambizione di svolgere un ruolo di mazziere nei giochi che contano in città. Nato a Trofarello, microscopica località della cintura torinese, Salza è cresciuto col mito dell’imprenditore che si fa da sé, che non si piange addosso (’aiutati che Dio t’aiuta”) e che non teme l’avventura (’ci vorrebbe più gente come mio nonno: che all’inizio del ”900 si sobbarcò tre mesi di navigazione per andare ad aprire uno stabilimento in Brasile”). Il gusto per l’innovazione, del resto, lo ha ampiamente dimostrato fin dai tempi in cui, giovane confindustriale, fu tra gli ispiratori di quel Rapporto Pirelli che cambiò volto all’associazione. Molto gli deve anche il Sole 24 Ore, di cui è stato abile amministratore e che grazie alla sua spinta (e alla geniale idea di nominarne Mario Deaglio direttore) ha iniziato il percorso che lo ha portato a diventare quel quotidiano autorevole che è oggi. Più che nella Confindustria, tuttavia, il vero centro di potere di Salza va individuato nella Camera di commercio di Torino, di cui è stato a lungo presidente: un ponte di comando dal quale governava la città, banche e fondazioni comprese. Liberale di formazione, molto legato a Valerio Zanone, oggi vicino all’Ulivo e ai prodiani, Salza conta amicizie trasversali che vanno da Bruno Ermolli a Fabrizio Palenzona, da Carlo Callieri, già manager Fiat e vicepresidente di Confindustria, al sindaco Chiamparino e alla governatrice Matilde Bresso. Quanto ai nemici, si dice siano parecchi, anche se non dichiarati: la guerra, almeno a Torino, non gliela fa volentieri nessuno, tale è la sua reputazione di orco buono, ma anche di elefante dalla formidabile memoria, che non dimentica mai un torto subito. [...] Convinto di possedere grandi doti di stratega, sicuramente dotato di un grande fiuto tattico, [...] Salza si è proposto talvolta come grande alleato della Fiat, altre decisamente in rotta di collisione con l’azienda e i suoi vertici. Luca di Montezemolo, che potè contare sul suo appoggio all’epoca della corsa per la presidenza di Confindustria, come presidente Fiat oggi non gode evidentemente della sua simpatia (si sono scontrati duramente per la successione di Marcello Sorgi alla direzione della Stampa). Percorso inverso con Umberto Agnelli: per anni considerato da Salza un nemico, quando il fratello minore di Giovanni tornò brevemente a capo del gruppo ebbe nel banchiere un solido alleato. Un rapporto stretto dal quale, si dice, prese il via l’ascesa di Salza ai vertici della banca (mentre in parallelo Franzo Grande Stevens assumeva la presidenza della Compagnia di SanPaolo) e che ancora oggi farebbe di lui un solido punto di riferimento per quella parte degli azionisti Fiat che a Umberto erano più legati» (’Il Foglio” 27/1/2006).