Varie, 30 aprile 2004
SACCONI Maurizio
SACCONI Maurizio Conegliano Veneto (Treviso) 13 luglio 1950. Politico. Eletto alla Camera nel 1979, 1983, 1987, 1992 (Psi), al Senato nel 2006 e 2008 (Forza Italia, Pdl). Sottosegretario al Tesoro nei governi Goria, De Mita, Andreotti VI e VII, Amato I, Ciampi (1987-1994), al Lavoro nel Berlusconi II e III (2001-2006), ministro del Lavoro nel Berlusconi IV (2008-2011) • «Già socialista e poi forzista, continua ad essere la bestia nera della Cgil. Prima con il Patto per l’Italia del 2002 che la Cgil non ha firmato; poi con una violentissima polemica, finita nelle aule giudiziarie, con Sergio Cofferati sull’omicidio di Marco Biagi. [...] Eppure, proprio nella Cgil, a soli diciotto anni, Sacconi, da Conigliano Veneto, inizia il suo percorso politico. Da allora si nutre di politica e sindacato: è stato sottosegretario (praticamente ministro) alla Funzione Pubblica quando, d’intesa con i sindacati, si scrisse la riforma del pubblico impiego; poi il responsabile in Italia dell’Organizzazione internazionale del lavoro. Altri tempi. Oggi Sacconi è membro di un governo di centrodestra che non ama il sindacato. Il leghista Roberto Maroni gli ha affidato ampie deleghe» (Roberto Mania, “la Repubblica” 27/4/2004). «È considerato la bestia nera della Cgil. I suoi avversari gli rimproverano di essere stato la mente del Patto per l’Italia e dell’isolamento della confederazione rossa. [...] Quando i suoi coetanei occupavano le università, lui preferiva occuparsi di industria. È stato lungo tutti gli anni ’80 un sincero estimatore di Sergio Cofferati [...] e alle politiche del ’92 per far votare Sacconi si mosse anche Guglielmo Epifani, socialista come lui [...] “[...] Dopo la morte del Psi avevo creato con Sergio Scalpelli ‘Sinistra liberale’, doveva essere il Ccd dei socialisti ma non decollò [...] Non lavoro per una società senza sindacato. Tutta la mia storia politica fa a pugni con il thatcherismo. Ho sempre amato l’industria, mi sono battuto perché il sindacato e i partiti della sinistra sviluppassero proprie proposte di politica industriale, ho lavorato a fianco di uomini come Gino Giugni e Pierre Carniti e li ho sostenuto entrambi quando si sono presentati alle elezioni nel Veneto [...] Avevo 18 anni, era il 1968, amavo la politica, ma invece che confondermi con gli studenti estremisti dell’università preferii fare il volontario - seppure per un brevissimo periodo - alla Fiom-Cgil di Treviso. Quella degli studenti mi sembrava una fuga in avanti, mentre gli operai erano concreti e pragmatici [...] Per un giovane di estrazione piccolo-borghese non fu un tirocinio facile. Nella Fiom di allora i duri dettavano legge, c’erano ancora gli ex partigiani. Ricordo tante riunioni e anche picchetti per lo sciopero. Ricordo un’osteria vicino alla Camera del Lavoro, la ‘Bella Venezia’dove andavamo a consumare piatti spacca-fegato. I sindacalisti erano come i camionisti, mangiavano di tutto [...] Rientrai tra i giovani socialisti. Ma ho continuato a mangiare pane e industria e ho avuto la fortuna di vedere tutto il ciclo dell’economia veneta, da quando Treviso era considerata un’area depressa fino agli anni del boom. E poi ho vissuto Porto Marghera, una straordinaria scuola politica. [...] De Michelis lo conobbi in una riunione regionale di giovani socialisti. Ricordo Massimo Cacciari: eravamo entrambi in commissione Industria della Camera nel ’79. A Marghera si discuteva di politiche industriali e da lì sono partite le prima conferenze di produzione [...] noi lombardiani eravamo autonomisti, i demartiniani invece erano dei ‘comunisti un po’ meno’. Tanto è vero che ci staccammo per primi dal mito che la Cgil fosse l’unico vero sindcato. Cominciammo a dialogare con la Cisl, erano gli anni di Michel Rocard in Francia, dei rapporti strettissimi tra i socialisti e il sindacato cattolico Cfdt in nome della sinistra plurale. Alle nostre conferenze di produzione venivano anche sindacalisti Cisl e Uil [...]» (Dario De Vico, “Sette” n. 38/2002).