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 2004  aprile 30 Venerdì calendario

IOZZO

IOZZO Alfonso Torre di Ruggiero (Catanzaro) 31 agosto 1942. Banchiere. Ex presidente della Cdp. Prima al Sanpaolo, l’Atlante delle banche leader 2007 (in edicola insieme a ”Mf/Milano Finanza” e ”Italia Oggi”) lo mise al 7° posto tra i banchieri più pagati del 2006 (4,87 milioni) • «Laureato in Economia e commercio a Torino, ha percorso la propria carriera professionale all’istituto di piazza San Carlo, dov’è entrato meno che ventenne, nel 1961. Carattere schivo, riservato. Un vero tecnico tutto banca e casa è stato uno degli artefici dello sviluppo federale della banca torinese. Capo della Direzione Studi, poi del Dipartimento Estero, quindi Vice Direttore Generale della banca, nel 1992 con la riorganizzazione della banca legata alla trasformazione in Spa è diventato Condirettore Generale e poi, nel ’95, Direttore Generale della holding Gruppo Bancario Sanpaolo. Dal febbraio 1995 è stato Segretario Generale della Compagnia di San Paolo, incarico che ha lasciato con la nomina ad amministratore delegato. All’estero ha fatto esperienza come membro di consiglio di amministrazione di Hambros Bank Ltd (Londra), Banque Indosuez (Parigi), Banco del Desarrollo (Santiago); Ruegg Bank AG (Zurigo). anche membro del consiglio di sorveglianza di Inter-Europa Bank (Budapest). Nel suo curriculum anche la vicepresidenza dell’Associazione bancaria italiana tra il 1995 e il 1997» (’La Stampa” 30/4/2004). «’Silenzioso, preparato. Il dottor Sottile del Sanpaolo”. Quell’articolo del Mondo, 18 maggio 2001, che celebra la sua ascesa ad amministratore delegato, Alfonso Iozzo lo conserva nel suo ufficio, in originale. E persino in fotocopia da distribuire alla bisogna. Descrizione azzeccata per il banchiere-politico [...] entrato al Sanpaolo a 19 anni ancora studente e subito nell’ufficio del maestro Luigi Arcuti: ”nessuno come lui sapeva giudicare il merito del credito”. Forse più politico che banchiere nonostante i 40 anni passati tra piazza San Carlo e la sede della Compagnia. Ora la nomina, tutta governativa e tutta romana, alla guida della Cassa Depositi e Prestiti corona una carriera. Un banchiere all’italiana che sa come sopravvivere ai cambiamenti d’umore degli uomini di partito. Non a caso ama citare Macchiavelli, anche se i suoi nemici dicono di intravedere in lui la silhouette di Rasputin. E sempre non a caso, da federalista convinto qual è dalla giovane età, si riconosce nel solco di Mario Albertini. Il professore più incline alla mediazione, al ruolo di suggeritore rispetto al puro Altiero Spinelli che sosteneva la necessità di schierarsi in campo aperto. E perché no, poco italianamente, di contarsi davvero. Nelle uscite pubbliche e nelle, non certo numerose, interviste non si rintracciano suoi giudizi di parte. Certo, in politica non si affanna a smentire di essere vicino ai diesse. In particolare a Fassino: ”Con Piero siamo amici di infanzia”. Ma poi precisa: ”Io sono federalista autonomista. Libero dunque di avere rapporti con chiunque purché sia europeista convinto”. Un colpo di qua, un colpo di là. Molto banchiere, molto italiano. Tra gli amici Antonio Padoa-Schioppa, e quindi il fratello Tommaso, gli economisti Angelo Tantazzi e Filippo Cavazzuti, Paolo Onofri e quindi Romano Prodi e Riccardo Franco Levi. Vista l’indole e il carattere, difficile trovare qualche nemico vero, se si escludono Carlo Callieri, battuto sul filo di lana per la poltrona di vice a Bazoli, il direttore generale Pietro Modiano e, andando indietro nel tempo, Giuseppe Mazzarello. Litigi e ricuciture con [...] Enrico Salza, soprattutto ai tempi di Gianni Zandano. Alti e bassi anche con l’ex sindaco Valentino Castellani e con qualche socio forte. Ai tempi dell’operazione Dexia, naufragata poi per il protezionismo franco-belga, a Torino trovò scarso e neanche troppo malcelato appoggio. Di molto politico e di molto italiano ha sicuramente la capacità di aspettare il momento buono, senza dare troppo nell’occhio, ma sgobbando con passione, grande competenza e senza sosta. ” un gatto dalle sette vite” [...] Quando la sua carriera sembra destinata al tramonto, rispunta all’improvviso. [...] Grande sponsor delle nozze del secolo con Intesa, prima dichiara di non essere più interessato a ruoli di primo piano, di avere terminato il suo compito, poi viene chiamato a furor di soci, soprattutto da Giovanni Bazoli e Corrado Passera, alla vice presidenza. Un incarico non di prima fila certo, ma niente a che vedere con la semipensione paventata. Pochi giorni dopo, all’improvviso, l’addio. Il balzo alla Cassa Depositi e Prestiti dove si troverà a gestire miliardari cantieri e miliardarie partecipazione, compreso il 35% delle Poste Italiana con la sua massa di risparmio gestito. [...] ”Il mio ciclo biblico non è di sette, ma di sei anni. Ho sempre cambiato. Io sono un builder e non un runner. So costruire e non gestire”. [...]» (Federico Monga, ”La Stampa” 18/11/2006).