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 2004  aprile 28 Mercoledì calendario

VERZÉ Luigi

VERZÉ Luigi Illasi (Verona) 14 marzo 1920, Milano 31 dicembre 2011. Laurea in Lettere e Filosofia a Milano nel ’47, l’anno seguente fu ordinato sacerdote e fondò il primo Centro di addestramento professionale per ragazzi. Nel ’51 fondò in via Pusiano un nuovo Centro di addestramento anche per handicappati, nel ’58 l’Associazione centro assistenza ospedaliera S. Romanello (ora Associazione Monte Tabor) dedicata ad anziani e bambini. Nel ’69 realizzò e inaugurò a Milano l’ospedale San Raffaele • «Il prete innamorato del denaro, l’uomo amico dei potenti, il visionario che sognava di farci vivere tutti fino a 120 anni [...] reputazione dissipata sotto un miliardo e mezzo di debiti e un’inchiesta giudiziaria che ipotizza anche il reato di associazione per delinquere. [...] Raccontano che a convincerlo ad alzare bandiera bianca, più che il suicidio del suo più stretto collaboratore, Mario Cal, e l’arresto di altri due; più che le notizie sempre più inquietanti sull’inchiesta giudiziaria, sia stato l’ultimo passaggio nei corridoi dell’ospedale, quando un fedelissimo infermiere, incontrandolo, gli ha detto si vergogni. [...] Al Bano, che aveva scritto un inno per il San Raffaele, ha detto “lo hanno aiutato a morire con lo stress che gli hanno procurato” e don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus: “Vorrei dimenticare i suoi ultimi dieci anni. Era un profeta e si sa che i profeti sono sempre strani” [...]» (Cinzia Sasso, “la Repubblica” 2/1/2012) • «Da solo, su una testarda idea giovanile, scavalcando con disinvoltura gli ostacoli e considerando ogni aiuto un dono della provvidenza, ha edificato quel monumento alla buona sanità che è l’ospedale San Raffaele di Milano. Lo ha poi esportato dove ha potuto, gli ha affiancato un imponente centro di ricerca e un’università in cui insegnano star della filosofia come Cacciari e Severino. [...] Per me scienza e fede sono sorelle gemelle. Stanno entrambe dalla stessa parte, non una di fronte all’altra come pensano molti ecclesiastici. L’unico limite è la ricerca seria, quella che dà risultati veri e importanti [...] Secondo il mio parere, Dio non ha creato la morte [...] Io sono un prete medico. Gesù disse predicate il regno di Dio e guarite gli infermi. Predicare senza guarire è dimezzare il mandato divino [...] Decisi di farmi prete a 12 anni, poi affinai il mio pensiero con la filosofia metodica. Ma c’è anche un fattore genetico che mi viene da mio padre. Era un logico con una netta idea del sì e del no. I contadini ricorrevano sempre a lui per dirimere le cause. Anche con me fu netto quando mi diseredò perché andavo a farmi prete [...] A distanza di anni ho capito che sperava che prendessi in mano il patrimonio di famiglia. Il giorno che me andai definitivamente da casa, cercò anche di fermarmi gettando sul tavolo un portafoglio gonfio di soldi. ‘Ti do tutta l’eredità se resti’, mi disse. Mi sbarrava la porta con il corpo, ma io lo tirai da parte e, citando il Vangelo, gli dissi che avrei avuto il centuplo in questa vita e poi la vita eterna [...] Ho avuto una miseria, quella obbligatoria per legge. Del resto mio padre pensava che stessi rinunciando all’insieme della vita: al patrimonio, ma anche alle ragazze. ’Pensa che buggerata per te se l’inferno non c’è’, mi diceva. E io rispondevo: ’Pensa che buggerata per te, se invece c’è’ [...] Io avevo avuto una buona educazione. Come san Luigi Gonzaga non guardavo mai in faccia mia madre, anche perché lei non è che si prestasse molto. Mi ricordo quando mi ha dato l’unico bacio della sua vita: era il giorno della mia cresima [...] Il controllo dei sensi non è una cosa impossibile. Le ragazze mi guardavano perché ero piuttosto bello, ma io avevo fatto una scelta. [...] Rosy Bindi che faceva il ministro. Ancora non posso credere che una donna possa essere così cattiva, cattiva proprio dentro, nelle viscere. Mi disse: ’Lo so bene che questo è l’ospedale più bello d’Europa, ma lei lo deve vendere’ [...] Quello che io vorrei davvero, quando sarò di là, è raccogliere le lacrime dei troppi malati che piangono. Sto già promettendo a molti che mi occuperò di loro”» (Stefania Rossini, “L’espresso” 29/4/2004).