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 2004  aprile 27 Martedì calendario

Riley Andy

• Vignettista. "Ma quanto sono scemi, questi coniglietti. Uno si appende per le orecchie ai cavi dell’alta tensione, un altro lega una bomba a mano a un boomerang e lo lancia. C’è quello che si traveste da aragosta e si immerge nell’acquario di un ristorante, quello che fa il solletico sotto l’ascella a un sollevatore di pesi, e ce n’è uno che quando sbarcano i marziani li accoglie con un bel calcio nelle parti basse: finirà in poltiglia. Ma quanto sono ingegnosi, questi coniglietti. Il pericolo è il loro mestiere, hanno un formidabile talento nel mettersi a repentaglio. Sotto la Torre di Pisa, nel mezzo di una pista da bob, sulla traiettoria di due pattinatori su ghiaccio, nel tostapane, nelle fauci di un pitbull, in un fast-food, fra la zavorra di una mongolfiera... Dicono che Hugh Grant e Elton John siano pazzi per i coniglietti suicidi. Dicono che i lettori del settimanale inglese Observer, dove compaiono le loro avventure, non perdano una vignetta. Dicono anche che il loro autore, che si chiama Andy Riley e di mestiere scrive per la televisione e per il cinema d’animazione, abbia quasi esaurito la fantasia e minacci di interrompere la serie [...] Eppure, sembrerebbe di poter andare avanti all’infinito, come infinite sono le situazioni di pericolo sul pianeta Terra. Test nucleari e kamikaze (l’astuto coniglietto si incolla alla schiena del giapponese e approfitta del suo harakiri). Turbine di reattore e trebbiatrici. Autostrade e truppe da sbarco. Cavaturaccioli. Stalattiti. Ghigliottine. Sfilate di moda. Sigarette. Trebbiatrici. Veleni chimici. Cannoni. Ciccioni che si accasciano su una sedia (sotto una zampa, c’è l’immancabile coniglietto). Una raffica di assurdità mica tanto assurde: a voler parlare difficile, le microstorie noir dei coniglietti sono una metafora divertita dell’irriducibile vocazione del genere umano per l’autoestinzione. Qualcosa di simile aveva fatto trent’anni fa quel genio di Claire Bretécher con la serie sul ”bolotto occidentale”, un botolaccio ringhioso e nevrotico come noi umani. Oggi, i soavi e spietati coniglietti suicidi [...] fanno piazza pulita di tutta la retorica dolciastra dei cartoon disneyani, e derivano semmai dal buffo catastrofismo dei personaggi della Warner, anche loro sempre in bilico sugli strapiombi e sempre polverizzati dalla dinamite. Ma soprattutto, quei pupazzetti naïf con due puntini per occhi e mai nessuna espressione sul musetto, stringono nell’angolo il nostro sguardo collettivo di voyeur di violenze capillari e spettacolari. Una risata li (ci) seppellisce, una risata esorcizza questo mondo truculento. Ancora una volta, sono disegni e non parole a raccontare le storie più belle, a trafiggere la contemporaneità. Il miglior romanzo su Auschwitz è a fumetti: Maus di Art Spiegelman, un capolavoro. Il miglior reportage da Gaza e dalla Cisgiordania, ancora a fumetti: Palestina di Joe Sacco. A strisce il racconto più commovente sull’Iran degli ayatollah, con Persepolis di Marjane Satrapi. E i coniglietti di Riley sono una candid camera sul suicidio collettivo. Più camera che candid" (Giovanna Zucconi, ”La Stampa” 27/4/2004).