Varie, 27 aprile 2004
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MAITENA BURUNDARENA Buenos Aires (Argentina) 1 maggio 1962. Vignettista • «Le sue strisce sono nate nel 1993, sul femminile “Para Ti” e poi sul quotidiano “La Nación”, sono sbarcate in Spagna sul “País Semañal” e in Italia - dopo l’esordio su “Tuttolibri” - escono ogni settimana su “Specchio”, il magazine della Stampa
MAITENA BURUNDARENA Buenos Aires (Argentina) 1 maggio 1962. Vignettista • «Le sue strisce sono nate nel 1993, sul femminile “Para Ti” e poi sul quotidiano “La Nación”, sono sbarcate in Spagna sul “País Semañal” e in Italia - dopo l’esordio su “Tuttolibri” - escono ogni settimana su “Specchio”, il magazine della Stampa. Vignette “senza inutili fronzoli” dice l’amico e conterraneo Quino, geniale creatore di Mafalda (altra quarantenne assai smagliata): “Non vogliono affatto essere uno specchio che riflette la realtà perché Maitena la realtà l’afferra e ce la scaraventa in testa, specchio compreso”. Le sue donne si mettono nei guai da sole perché vogliono fare tante cose e tutte bene. “Sono una buona moglie... una madre insuperabile... casalinga dalla nascita... rispettata professionista ad alto reddito... mi faccio carico della mia vita... perché devo avere la cellulite?”. Eterne insoddisfatte che da sole rimpiangono la vita di coppia e in coppia hanno bisogno di indipendenza. Se fanno molto sesso si sentono “un oggetto”, se ne fanno poco si sentono “un insetto”, se non hanno figli si sentono incomplete (“È l’unica cosa che mi manca”), se ne hanno si sentono sopraffatte (“Era l’unica cosa che mi mancava...”). Soprattutto, negano il tempo che passa, mostrando una strana ostinazione a non vedersi mai cresciute. Così si sentono ancora ragazze: “Senti, dov’è la fermata del 60?”. “Là di fronte, signora...”. E non hanno ben chiaro cosa pensano gli altri di loro: “Quel tizio non mi stacca gli occhi di dosso”. Il tizio: “Ma non è la prof. di chimica?”. Donne smagliate che con gli uomini non si capiscono mai, anche perché “un uomo peloso è sexy, un uomo con i capelli bianchi è interessante, un padre single è affascinante, un uomo ubriaco è divertente, un uomo infedele può essere perdonato... E perché le donne no?”. Senza tener conto che ci sono abbinamenti particolarmente infelici, come freddolosa-caloroso: “Vada per le cinque coperte, ma almeno lasciami aprire un po’ la finestra” “Prendo la borsa dell’acqua calda”. O ancora depressiva-paranoico. “Ma che succede?” “...” “Ce l’hai con me?” “...” “Che ti ho fatto?”. O intellettuale-sportivo: “E che potresti fare tu per evitare il crollo delle ideologie? Niente! Invece pensa a cosa potresti fare perché non ti crolli il sedere”. La vera forza di Maitena è che le ama, le sue donne: ride di loro, di noi, affettuosamente, senza ferocia né condanna come faceva negli anni 70 Claire Bretécher con le sue Frustrate. “Anche io ero critica, intollerante, ribelle - spiega lei -. Sono cambiata. Adesso penso che ognuno fa quello che può e che con il fanatismo non si arrivi da nessuna parte”. Così rivendica “il bisogno di affetto, la debolezza, il preoccuparci per cose che il femminismo non approverebbe, le rughe, il peso e i vestiti giusti”. Ci sono anche buone ragioni per essere frivola. Intanto è più facile che essere profonda (“Vado in India”. “A vedere il Dalai Lama?”. “Non lo so... ho tanti indirizzi... Cosa vende? Abbigliamento o mobili?”). Indubbiamente è più moderno che essere impegnata (“Che orrore, questa gente che soffre la fame”. “Mangiano male... Guarda me... Con la dieta dissociata sono in splendida forma!”). Nonché più sicuro per conquistare un uomo (“Non lo so, no? Tu non ti poni domande, non hai dubbi?”. “No”). Ai lettori un dubbio resta: possibile che Maitena non disegni mai una donna felice, soddisfatta di sé, del suo lavoro, di suo marito, dei suoi figli? “Smagliata può anche darsi, ma stupida mai”» (Raffaella Silipo, “La Stampa” 27/4/2004).