L’Indipendente 18/04/2004, 18 aprile 2004
Carbonia Dopo la colonizzazione dell’Agro Pontino, il regime si prende una pausa imperiale, e va a conquistare l’Abissinia
Carbonia Dopo la colonizzazione dell’Agro Pontino, il regime si prende una pausa imperiale, e va a conquistare l’Abissinia. La Società delle Nazioni (dalle cui ceneri nascerà l’Onu) non la prende bene e impone sanzioni commerciali all’Italia. il 1935 e il carbone per la neonata industria nazionale non arriva più e bisogna produrselo da soli. Il primo pensiero va al Sulcis, il corno sud-occidentale della Sardegna, zona inospitale e scarsamente popolata. Non c’era proprio carbone, ma lignite, comunque al Duce andava bene lo stesso. Lo chiamò ”il potente carbone italiano”, fondò l’Acai (l’Azienda carboni italiani, una sorta di Eni) e a dirigerla mise il commendator Guido Segre, un ebreo fascista che sarà esautorato con le leggi razziali. In ogni caso, il commendatore fece sfracelli: dalle 78mila tonnellate di carbone estratte nel 1935, si passò a 160mila l’anno successivo, per crescere fino al milione e 295mila del 1940. Se si vuole estrarre carbone, però, servono i minatori e le case in cui farli abitare e serve anche qualcuno dei servizi che solo una città può garantire. Carbonia, e relative borgate, nascono così. Vicino ai pozzi per evitare gli spostamenti. La città era stata pensata per 12 mila abitanti, ma si capì subito che era troppo piccola e venne scelta una struttura modulare che avrebbe consentito, volendo, d’arrivare a cinquantamila. A luglio del 1949, con la ripresa dell’attività estrattiva nel dopoguerra, il comune di Carbonia contava 49mila residenti su circa 60mila dimoranti. «L’epopea di Carbonia, però, non è l’arcadia epico-pastorale - pardon: rurale - di Littoria e dell’Agro Pontino», scrive sempre Pennacchi, in cui a colonizzare la terra redenta arrivarono famiglie intere, dal nonno ai nipotini alle donne. A Carbonia no: di donne non ce n’era neanche a pagarle (o forse solo quelle da pagare). Gli uomini arrivarono a frotte cercando guadagno, a decine morirono nelle gallerie, molti ripartirono, qualcuno si fermò. Ma per lunghi anni, niente donne. Gli uomini, fra l’altro, non erano neanche dei più a posto: secondo un rapporto di polizia, più del 50 per cento della popolazione era costituito da pregiudicati. Oggi però che la popolazione s’aggira stabilmente oltre i 30mila abitanti, non risulta che la percentuale di reati sia superiore alla media nazionale.