La Stampa, mercoledi 17 marzo, 25 aprile 2004
La Stampa, mercoledì 17 marzo Tra le materie scolastiche del futuro c’è il cucito. Dal prossimo anno ritornano infatti nella scuola media le arti antiche del rammendo e del ricamo
La Stampa, mercoledì 17 marzo Tra le materie scolastiche del futuro c’è il cucito. Dal prossimo anno ritornano infatti nella scuola media le arti antiche del rammendo e del ricamo. Un ritorno al passato? Forse no. Interrogato all’inizio degli anni Ottanta sulle cose indispensabili nel prossimo millennio - il nostro - Italo Calvino rispose: imparare poesie a memoria, fare i conti senza ricorrere alla calcolatrice, saper attaccare un bottone. Quella dello scrittore non era una boutade, visto che le tre attività mobilitano da un lato la memoria, funzione che tendiamo sempre più a delegare alle macchine, e dell’altro le mani, arti che usiamo sempre meno per attività minuziose, dettagliate, meticolose, e che invece, a detta dei paleontologi sono state decisive nell’evoluzione del nostro cervello. Inoltre, l’arte del cucito è, con la tessitura, una delle più antiche attività umane, forse più antica ancora della ceramica. Chissà perché gli esperti del Ministero dell’Istruzione non hanno pensato anche alle arti della terra e del fuoco nel momento in cui hanno scritto i nuovi programmi della materia che prenderà il posto di «Applicazioni tecniche». Non volevano complicare le cose e hanno pensato alla semplicità di una materia che si può svolgere muniti solo di ago e filo. Un vero risparmio in tutti i sensi. Qualche malevolo penserà che il cucito sia un’arte prettamente femminile e che dunque la sua reintroduzione nella scuola un ulteriore elemento di discriminazione sessuale. Niente di più sbagliato. Gli antropologi ci hanno spiegato che la nobile arte del cucito e quella del nodo erano circondate da un forte segreto che faceva della setta delle praticanti un gruppo importante e coeso nella tribù o nel villaggio. Le stesse divinità del cucito, come testimoniano le Parche, erano nel mondo antico divinità che reggevano i destini dell’uomo, la sua vita e la sua morte. Di tutto questo nel cucito per le scuole probabilmente resta ben poco. E tuttavia saper attaccare un bottone, fare l’orlo a un paio di pantaloni, rammendare una calza sono attività importanti. Tuttavia l’universo maschile sembra ancora estraneo a questa attività senza la quale non è sempre agevole presentarsi in modo inappuntabile in società. Per tradizione e consuetudine era durante il servizio militare, oggi di fatto abolito, che i giovani maschi imparavano a cucire e a rammendare. Nelle civiltà orientali i sarti sono uomini e non donne. Il Dio stesso, divinità maschile, è tessitore e cucitore. I pedagogisti che hanno avuto la fulminante idea del cucito a scuola probabilmente volevano aiutarci a superare i nostri pregiudizi occidentali o forse, più terra terra, aiutarci a far da soli. In tempi di crescente singolarità, essere autonomi anche coi bottoni o con la scucitura delle fodere può servire davvero a tutti, maschi e femmine. Marco Belpoliti