La Stampa, martedi 23 marzo 2004, 23 marzo 2004
Il Mossad impiegò un anno per accorgersi di aver partorito il suo peggiore nemico. Aveva forzieri pieni quel gruppo di forsennati: e pagava moschee asili ospedali mense, sfamava famiglie intere in quel desolato deserto di miseria che erano i Territori e i campi profughi
Il Mossad impiegò un anno per accorgersi di aver partorito il suo peggiore nemico. Aveva forzieri pieni quel gruppo di forsennati: e pagava moschee asili ospedali mense, sfamava famiglie intere in quel desolato deserto di miseria che erano i Territori e i campi profughi. Settanta milioni di dollari l’anno arrivano all’ex muftì di Hebron dall’Arabia Saudita, elemosiniere interessato (e ottuso) di tutti gli islamismi, che credeva così di convincere a distogliere gli occhi dalle sue privatissime empietà. Perfino l’Iran sciita pagava quei sunniti così efficienti. Perché Hamas con la sua rete caritatevole, aveva uno slogan che stuzzicava le passioni degli ayatollah: islamizzare la Palestina, spazzar via quel rivoluzionarismo laico e sulfureo che ha sempre accompagnato la storia dell’Olp. Un errore di Israele ha aiutato Hamas a nascere. Un errore di Arafat l’ha resa adulta. Quando Saddam invase il Kuwait il signor Palestina scelse sciaguratamente il pestifero rais. Nelle banche del Medio Oriente bastarono pochi minuti perché i destinatari dei finanziamenti dei Paesi del Golfo, furenti e terrorizzati, diventassero l’ascetico emiro e i suoi fedeli.