L’Indipendente 18/04/2004, 18 aprile 2004
Antonio Pennacchi, nato nel 1950 a Latina,scrittore e tifoso della Roma, ha fatto l’operaio dalla fine degli anni ’60 al 2000, con una predilezione per il turno di notte
Antonio Pennacchi, nato nel 1950 a Latina,scrittore e tifoso della Roma, ha fatto l’operaio dalla fine degli anni ’60 al 2000, con una predilezione per il turno di notte. La fabbrica in cui lavorava, la FulgorCavi (poi AlcatelCavi), è il teatro del suo primo romanzo: Mammut (Donzelli 1994), scritto tra l’86 e l’87 per cui colleziona 54 rifiuti da 33 editori diversi. Sfruttando un periodo di cassa integrazione, nel 1994 si laurea in Lettere (tesi su Croce). Seguono Palude (1995) e Una nuvola rossa (1998) sempre per Donzelli. Poi passa a Mondadori, che gli pubblica Il Fasciocomunista. Vita scriteriata di Accio Benassi (2003). Su ”Limes” teneva una rubrica sulle città fondate durante il fascismo, che poi riunisce in Viaggio per le città del Duce (Asefi, 2003). Per Pennacchi, il fascismo è una «dittatura del proletariato contadino», una «terza via tra socialdemocrazia e bolscevismo: una via ”mediana” che si sviluppò tutta quanta all’interno di quel movimento generale del proletariato che aveva preso avvio col Manifesto di Marx e Engels». Insomma, «quello [Mussolini] avrà fatto pure le guerre, ma togliere la terra ai grandi proprietari e darla ai contadini è una riforma di struttura marxianamente intesa, è rivoluzione».