Cosina Arturi, Macchina del Tempo, maggio 2004 (n.5), 24 aprile 2004
Il sodalizio fra rosa e letteratura ha origini che si perdono nella notte dei tempi. Cominciò ben prima che Omero paragonasse i colori dell’alba a quelli di questo fiore: l’aurora per lui aveva ”dita di rosa”
Il sodalizio fra rosa e letteratura ha origini che si perdono nella notte dei tempi. Cominciò ben prima che Omero paragonasse i colori dell’alba a quelli di questo fiore: l’aurora per lui aveva ”dita di rosa”. All’inizio del secolo scorso, Gertrude Stein scriveva: «A rose is a rose is a rose is a rose». Umberto Eco conclude ”Il nome della Rosa” con la frase stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus, «la rosa primigenia esiste in quanto nome, possediamo i semplici nomi». Dunque, una rosa è una rosa è una rosa. «E questa è proprio l’unica cosa che si può dire sulla rosa» annotano Ippolito Pizzetti e Henry Cocker ne ”Il libro dei fiori” (Garzanti), bibbia del pollice verde. Gianfranco Fineschi, il fondatore di uno dei più grandi roseti botanici del mondo, dice che l’uomo ne ha create 24 mila differenti varietà. Lui stesso, a Cavriglia, vicino ad Arezzo, ne ha raccolte 7 mila. Ma torniamo ai libri. Ricordate ”Alice nel Paese delle meraviglie” di Lewis Carroll? «Vicino all’entrata del giardino c’era un’aiuola di rose. Vi fiorivano rose bianche, ma tre giardinieri si affannavano a dipingerle di rosso (...). «Perché state dipingendo quelle rose?» chiese Alice. «In questo posto» le risposero «avrebbe dovuto esserci un’aiuola di rose rosse. Se la regina dovesse scoprirlo, farebbe tagliare la testa a tutti». Nella realtà non sono i capricci di una regina a turbare i sonni dei giardinieri, ma quelli del mercato, che si ostina a domandare la rosa blu, mai creata in tanti secoli di ibridazione. Dal ”Paese delle meraviglie” atterriamo sul pianeta del ”Piccolo Principe” di Saint-Exupéry: «Coltivano 5.000 rose in un giardino e non trovano ciò che cercano. E pensare che lo possono trovare in un’unica rosa». Se una rosa sia custode del senso della vita non è dato sapere. Di certo è un fiore da iniziati. Prima di cominciare a coltivare rose, dicono gli estimatori, si dovrebbe fare una scelta di campo: rinunciare a quelle senza profumo e senz’anima, agli alberelli artefatti, ibridi insipidi. Bisognerebbe buttar via i vasi e coltivarle dando loro lo spazio e lo sfondo che richiedono. Perché una rosa è una rosa è una rosa.