Varie, 22 aprile 2004
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Taurasi Diana
• Chino (California) 11 giugno 1982. Giocatrice di basket. Con le Phoenix Mercury ha vinto il titolo Wnba 2009 (miglior giocatrice delle finali). Con UConn ha vinto tre titoli consecutivi Ncaa (2002, 2003, 2004) • «Unica ragazza di college a far parte della nazionale è considerata la ”Magic Johnson” (del resto Magic è sempre stato il suo idolo) del basket femminile, una ”guardia” dalle qualità straordinariamente superiori a qualsiasi altra giocatrice. [...] ”La più grande che si sia mai vista in un campo di basket”» (Alberto Flores D’Arcais, ”la Repubblica” 8/4/2004). «Papà Mario è proprio di Taurasi, provincia di Avellino. Ma è emigrato a Rosario e ha conosciuto Liliana, sua vicina di casa: il Sudamerica gli ha lasciato una fulminante storia d’amore, una carriera di calciatore professionista (faceva il portiere) ma pochi soldi. Così, la famiglia Taurasi, nel 1978, s’è dovuta reinventare una vita a Chino, California. Dove sono nate le figlie alle quali non è mai mancato nulla, grazie ai sacrifici dei genitori, papà operaio, mamma cameriera. Si narra che Mario si sia reso conto che la piccola Dee fosse qualcosa di speciale quando l’ha vista, a soli 10 anni, segnare ripetutamente in un canestro appeso al garage, tirando senza poterlo vedere da dietro l’angolo e facendo passare il pallone sopra il tetto. Da allora, la vita di Diana è stata studio, famiglia e canestri. Andava incontro al padre all’uscita del lavoro per avere qualcuno che le prendesse i rimbalzi: ”Ogni tanto mi diceva: ”Papà, viene a difendere’. No, le rispondevo, sono troppo stanco. Tira”. ”Questo è il Paese delle grandi opportunità – raccontava la mamma ai primi reporter che raggiungevano Chino dopo le prime prodezze della Taurasi – ma se non hai un’educazione non sei nessuno. Ho spinto le mie figlie a studiare per non fare la nostra fine”. Quando è arrivato coach Geno Auriemma per portarla all’Università del Connecticut, è stato facile capirsi: Geno, cioè Luigino, è nato a Montella, 50 km da Taurasi, ed era emigrato in America a 7 anni. Come era semplice rendersi conto che Diana non fosse una delle tante [...]» (Luca Chiabotti, ”La Gazzetta dello Sport” 14/8/2004).