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 2004  aprile 22 Giovedì calendario

SORRENTINO

SORRENTINO Paolo Napoli 31 maggio 1970. Regista. Film: L’uomo in più, Le conseguenze dell’amore, L’amico di famiglia, Il Divo • «[...] regista di punta della nouvelle vague napoletana [...] ”[...] i buoni mi annoiano, dei cattivi mi innamoro, vorrei che il senso fosse la rivincita dei brutti con una forma di bellezza nascosta e forse migliore. [...] Mi piace rovistare nelle zone eccessive dell’inconscio, scoprire legami particolari, andare al di là del folklorismo [...]”» (Maurizio Porro, ”Corriere della Sera” 27/5/2005) • Figlio di un direttore di banca «[...] da adolescente, suonicchia la batteria, sognicchia di fare la rockstar [...] A 17 anni, Sorrentino pensa che da grande farà lo scrittore. Ama alla follia Viaggio al termine della notte di Céline. Non può sapere che il suo viaggio nella notte sta, invece, per cominciare. Di colpo finisce tutto, i dischi di Sinatra e Califano, i lenti cheek to cheek , i sogni di gloria artistica: ”I miei genitori sono morti. Un inciden te. Erano in una casa in montagna. Una fuga di gas dal riscaldamento difettoso”. Sorrentino non capisce più niente. Arriva l’ora di iscriversi all’università. Non sa che fare. I cugini, il cognato gli consigliano (’dato che non hai più le spalle coperte”) economia e commercio. Finisce ”abbondantemente fuoricorso”. A 25 anni molla tutto e si dà al cinema. ”La perdita dei genitori a 17 anni mi ha cambiato la vita in tutti i sensi. Se non fosse successo quello che è successo, non avrei mai fatto il regista. Da figlio di bancario avrei se guito, più o meno, le orme paterne. L’essere rimasto orfano mi ha dato l’incoscienza per provarci”. Le conseguenze dell’amore è il primo successo. Il Divo la consacrazione (anche americana). Nei due film il protagonista è Toni Servillo. ”Il mio innamoramento nei confronti di Servillo ha tante ragioni (la sua estrema bravura, per esempio) ma una per me è primaria. Toni mi fa molto ridere e io attribuisco una importanza fondamentale al ridere. In genere, gli attori non li amo. Si dice, retoricamente, che i registi vogliono bene agli attori perché la fragilità di queste creature li intenerisce. Non è il mio caso. Io divento cinico con gli attori, a volte cattivo. Molti di loro si comportano come se fossero ancora bambini che, alla festa di compleanno, recitano la poesia davanti ai genitori e agli zii”. I critici dicono che Sorrentino è bravissimo ma gli muovono un appunto: le donne, i personaggi femminili. [...]» (Antonio D’Orrico, ”Corriere della Sera” 12/8/2009) • «Il buon cinema è quello dei cattivi. Perché non esiste un Padrino italiano? Non mi interessano le linee rette ma le sfaccettature, gli alti e bassi. Quello che la tv non può fare. Mi sento in buona compagnia con Garrone, Crialese, Piva, Marra, Vicari, Gaglianone. Mi piace questa generazione che è uscita dal raccontare io io io. E non cinefila: la nostra genuina ignoranza sta producendo qualcosa. Muccino lo ammiro perché i suoi sono i film che non saprei fare. Purtroppo per lui mi viene in mente quello che diceva Flaiano, che in Italia sei prima una giovane promessa, poi il solito stronzo e infine un abile maestro. Lui è entrato nella seconda fase, non la fanno passare liscia a chi ha successo. Ma sceglie il territorio quotidiano e a me sembra che le storie debbano essere eccezionali. Sento più affinità con Garrone che racconta l´uomo sgozzato dentro il cui corpo è nascosta l´eroina» (Paolo D’Agostini, ”la Repubblica” 5/5/2004).