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 2004  aprile 22 Giovedì calendario

Hass Karl

• Nato a Kiel (Germania) il 5 ottobre 1912, morto a Castelgandolfo (Roma) il 21 aprile 2004. Nazista. «L’enigmatico ufficiale delle SS che partecipò all’eccidio delle Fosse Ardeatine il 24 marzo del ’44 e poi visse in incognito nell’Italia del dopoguerra [...] Dichiarato ufficialmente morto negli Anni Cinquanta, tornò clamorosamente alla ribalta in occasione del primo processo a Erich Priebke nel ’96. E nel 1998, dopo un lungo e travagliatissimo processo, venne condannato all’ergastolo dalla Corte militare d’Appello di Roma per l’uccisione di due delle 335 vittime delle Fosse ardeatine. [...] Alla fine i misteri che hanno circondato per così tanto tempo la figura di Hass non lo hanno protetto né dalla legge né dal giudizio pesante della Storia. [...] Era cresciuto in una famiglia povera e si avvicinò al partito nazista anche nella speranza di trovare lavoro. Nel 1943 venne spedito a Roma con il compito di mettere insieme una rete di spionaggio da attivare una volta che gli Alleati avessero conquistato la capitale. Era agli ordini del colonnello Herbert Kappler, l’uomo che ordinò la rappresaglia alle Fosse ardeatine in seguito all’attentato contro i tedeschi in via Rasella. Catturato dagli Alleati durante la ritirata tedesca passò da un campo di prigionìa all’altro. Dopo l’ennesima fuga, questa volta dal campo di Rimini, trovò rifugio presso un istituto religioso ad Ascoli Piceno, dove dava lezioni d’inglese e matematica ai bambini. Fu lì che, nel 1947, agli albori della Guerra fredda, venne rintracciato dagli americani, i quali lo arruolarono e lo spedirono a Linz per condurre operazioni di spionaggio nella Repubblica democratica tedesca. Nel frattempo sposò l’interprete che si era presentata con gli americani ad Ascoli Piceno. Tornò in Italia all’inizio degli Anni Cinquanta con il nome di Rodolfo Giustini. Nel 1953 venne dichiarato morto. Quello stesso anno riuscì ad ottenere il rinnovo dei suoi documenti falsi, dai quali risultava risiedere in Italia dal 1945 come impiegato alle dipendenze del ministero degli Interni. Continuò a vivere nell’ombra, facendo piccoli lavori per i servizi americani che quelli italiani. Visse di espedienti, fece la comparsa a Cinecittà. Ottenne anche qualche piccola parte come nazista, nel 1955 in Londra chiama il Polo nord, e poi nel 1968, ne I Maledetti di Luchino Visconti. Il suo vecchio amico Erich Priebke lo rivide nel 1980 a Roma. ”Era ormai un pensionato”, scrisse, ”che a giudicare dalla casa non se la passava benissimo”. Nel frattempo Hass era riuscito a far revocare la sua dichiarazione di morte, tornando ad usare il suo vero nome. E avrebbe continuato a vivere nell’anonimato se proprio Priebke, in un’intervista a Oggi negli Anni Novanta, non avesse rivelato di aver incontrato a Roma l’uomo che tutti pensavano morto. Rintracciato in Svizzera, Hass ritornò in Italia per il processo Priebke, nel quale doveva essere un testimone-chiave. Arrivato a Roma si rese conto di essere a sua volta imputato e di trovarsi agli arresti domiciliari in un piccolo albergo nel quartiere Prati. E lì, nonostante l’età avanzata - aveva 84 anni - la tentazione della fuga si rivelò ancora una volta irresistibile. Ma nel calarsi dalla finestra al secondo piano, cadde e si ruppe il bacino. Finì per dare la sua deposizione sull’eccidio delle Fosse ardeatine dal lettino dell’ospedale militare al Celio. ”Alla faccia degli 84 anni”, commentò il poliziotto che l’aveva in cura. ”Quello è un’anguilla. Scappa come un acrobata. Un vero professionista dei servizi segreti”» (Andrea di Robilant, ”La Stampa” 22/4/2004). « stato responsabile, con Erich Priebke, del massacro delle Fosse Ardeatine, ha collaborato - dopo la guerra - con i servizi segreti americani ma anche sovietici. stato condannato all´ergastolo ma solo nel 1998. [...] Durante la seconda guerra mondiale Hass ha lavorato al controspionaggio tedesco. Il 24 marzo del 1944 era a fianco di Priebke nell´esecuzione di 335 civili italiani alle Fosse Ardeatine, feroce rappresaglia nazista all´attentato di via Rasella. Nei decenni successivi l´ex Ss si è mosso nell´ombra, continuano a prestare opera ambiguamente per i servizi segreti di mezzo mondo. La svolta arriva nel ’96, quando Hass viene chiamato a testimoniare al processo contro Priebke. La garanzia di un´immunità non viene rispettata e contro di lui scatta un mandato d´arresto: tenta la fuga, lanciandosi dal balcone dell´albergo, ma cade e si frattura una gamba. Viene catturato e processato. In primo grado Hass ottiene una condanna a 10 anni e otto mesi. I magistrati ritengono minore il suo ruolo nell´eccidio. Viene liberato ma in appello la sua posizione viene ritenuta più grave: nel 1998 gli viene comminata la pena dell´ergastolo. Dopo la sentenza, Hass, che si trovava a Ginevra dalla figlia, torna in Italia per mettersi a disposizione delle autorità. Il procuratore generale militare Giuseppe Rosin aveva chiesto, intanto, gli arresti domiciliari per il pericolo di fuga. Una proposta accettata dalla corte d´appello, che dispone arresti nella casa di riposo vicino Roma dove Hass è morto» (’la Repubblica” 22/4/2004).