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 2004  aprile 21 Mercoledì calendario

Mickelson Phil

• San Diego (Stati Uniti) 16 luglio 1970. Giocatore di golf. Vincitore dell’Agusta Masters 2004, 2006, 2010 e del Pga Championship 2005 • «È un talento incredibile, è diventato professionista nonostante una famiglia modesta e grazie al golf ha incassato [...] milioni di dollari di premi. [...] La sua vita è quasi perfetta. Però c’è un problema: è nato nell’era sbagliata. È nato appena sei anni prima di Tiger Woods, […] Deve sentirsi come si sentiva Foreman ai tempi di Muhammad Alì. La stessa rabbia covata da Pat Garrett per il fascino di Billy The Kid» (Riccardo Romani, “Corriere della Sera” 18/6/2002) • « Avviso ai naviganti: talento, successo e famiglia possono coesistere, a dispetto di luoghi comuni, cattiverie e sfortuna. Lo dimostra il californiano che dapprincipio sembrava troppo perfettino e spettacolare, poi troppo normale e contento, quindi poco affamato ed infine ormai troppo depresso e anche incattivito dalle sconfitte. Il teorema è caduto: proprio quando, per la prima volta in un decennio, “Lefty” ( Il mancino) ha aperto la stagione fuori dai “top ten” della classifica, ha anche messo i primo sigillo nello Slam. A tre mesi dal compleanno numero 34, proprio com’era successo al mitico Ben Hogan» (Vincenzo Martucci, “La Gazzetta dello Sport” 13/4/2004) • «Due è la parola chiave di Phil Mickelson. Due, come gli anni che aveva quando mimava allo specchio papà Phil senior che giocava a golf e quindi imparava il drive alla rovescia (da mancino). Due come le giacchette verdi del Masters che ha in bacheca, come gli ultimi tornei dello Slam vinti di fila, come le meravigliose figlie [...] come le figure del suo segno zodiacale (Gemelli), come la mano guida che cambia a seconda che giochi a golf (la sinistra) o che firmi un autografo o impugni la forchetta (la destra). [...] “Scommette sui prossimi colpi col pubblico e coi colleghi solo perché vuole ingraziarselo, ma i suoi atteggiamenti sono costruiti”, dicevano di lui. [...] Jack Nicklaus: “È un giocatore dotato ma non un grande campione”. Gary Player: “Ha un gran fisico, ma deve ancora progredire sotto il profilo psicologico”. John Daly: “Ha più talento lui nel mignolo destro che io in tutto il corpo, ma finché non diventerà uno stratega non sfrutterà il suo potenziale”. Troppo duro il paragone con Tiger Woods, il primo della classe, quello che Mickelson non ha mai venerato, unico del gregge, pur tributandogli un sentito riconoscimento: “Sul circuito mi preoccupa uno solo, Woods, perché dà l’impressione che mi può battere in qualsiasi momento. Non puoi aspettare il suo errore, non ne fa. Perciò a causa della sua superiorità fisica e mentale, bisogna attaccare il campo sin dal primo colpo”. Ad Augusta 2004 la vita del californiano è cambiata, dopo 3 terzi posti consecutivi in Georgia. Il primo Major gli ha fatto tirar fuori tutti i rospi: “Il momento più duro del torneo sono stati gli ultimi 10-12 anni quando ho dovuto convivere non con i miei fallimenti, come molti dicevano, ma con tante sconfitte. C’è un certo Mr Hogan che ha cominciato a vincere i grandi tornei a 34-35 anni. Non avevo paura di arrivare a 45 anni senza vincere anch’io e non mi preoccupo ora al pensiero di come verrò considerato se vinco quanto Hogan”. Poi [...] è arrivato anche il successo all’Us Pga Championship: come al Masters 2003 quando si era sbarazzato in extremis di Ernie Els, anche lì aveva vinto allo sprint, addirittura col birdie all’ultima buca staccando Elkington e Bjorn. E allora era diventato “il più amato dal popolo”. Perché spontaneo e chiassoso, perché grasso dalle birre che beve in compagnia di colleghi ed amici, perché dinoccolato e assolutamente imperfetto, ma vicino alla gente. Non come Tiger: “Che entra negli spogliatoi come una rock star, resta qualche minuto e se ne va”, come rivela Nick Price. Così Lefty è diventato un personaggio. Bravo a decidere già a 9 anni: “Da grande farò il golfista”; bravo a scuola (alla San Diego University); bravo a casa: se non si comportava bene, veniva punito col sequestro dei bastoni da golf, e se a tavola non poggiava la salvietta sulle ginocchia doveva alzarsi e contare fino a 10 prima di poter tornare seduto con gli altri: “La stessa regola vale oggi a casa mia coi miei figli”. Bravo a guidare l’aereo privato. Bravo quando si è preso una vacanza dal golf per assistere l’adorata moglie, Amy, che aveva avuto un difficilissimo parto per regalargli l’erede maschio. Bravo quando ha spiegato le differenze fra lui è il grande avversario: “Tiger ha sempre voluto diventare il più grande della storia. Per me nella vita ci sono cose più importanti. Voglio vincere anch’io, ma la mia vita non finisce nel golf”. [...]» (Vincenzo Martucci, “La Gazzetta dello Sport” 11/4/2006).