Varie, 21 aprile 2004
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Meghni Mourad
• Parigi (Francia) 16 aprile 1984. Calciatore. Ha giocato in Italia con Bologna e Lazio • «Talento purissimo nato alla periferia di Parigi e adocchiato dal Bologna in tenera età. In Francia è considerato un predestinato: “le petit Zidane”, il piccolo Zidane lo chiamano. Sotto le Due Torri invece pencola tra campo e panchina. Un gregario dunque. Di talento, ma sempre un gregario. E i francesi non si capacitano. Tra questi, il c. t. dell’Under 21 transalpina, Domenech, che dalle colonne de “L’Equipe”, tuona: “Mourad ha un talento eccezionale. Zidane, alla sua età, era sullo stesso livello. Zinedine ha avuto però la fortuna di non andarsene subito dalla Francia, Meghni invece ha fatto il contrario. Mourad ha il classico profilo del giocatore che avrebbe dovuto lasciare il nostro Paese il più tardi possibile”. [...] Come ogni fuoriclasse (o presunto tale) che si rispetti, Meghni fa discutere, crea fazioni contrapposte. In lui crede ciecamente la società (il presidente Cipollini lo ha più volte ribadito) e i compagni di squadra. Su tutti Signori e Locatelli che, colpiti dalla classe del Mourad sedicenne, si dissero pronti a rilevarne il cartellino. Con i pari età, Meghni ha sempre fatto sfracelli. C’è soprattutto la sua impronta nello scudetto Allievi vinto dal Bologna [...]. Quel tricolore suscitò un vespaio di polemiche perché improntato ad una filosofia un po’ troppo “globalizzata” (ben undici stranieri nella rosa). Tale era il punto di vista di Oreste Cinquini, direttore generale di allora. Poi si insediò Cipollini, la cui visione autarchica spinse in soffitta il progetto. Africani, brasiliani, svedesi: tutti se ne andarono. Tutti tranne uno. Il predestinato» (Vincenzo Di Schiavi, “La Gazzetta dello Sport” 8/4/2004). «Padre algerino (Alì; la mamma Anna è portoghese) [...] fantasia innata, quella che durante le sue prime partitelle estive faceva salire il tifoso in montagna per vederlo giocare. [...] È costato zero, Meghni, ed è stato portato nell’estate del 2000 da Oreste Cinquini direttamente da Clairefontaine, talentodromo di Francia, quando già allora il Manchester United gli aveva messo gli occhi sopra. Meghni aveva già firmato per il Cannes, allora, poi si era pentito. Meglio il Paris Saint Germain, strada però impercorribile per la firma di cui sopra. Quindi? Una sola possibilità: emigrare. Inghilterra o Italia? Bologna, coi francesi che s’incazzano, alla Paolo Conte, in questo caso perché gli portiamo via i talenti. Bologna, sì, che nel frattempo lo accoglie, gli permette i viaggi giusti per vincere il titolo di categoria con l’Under 17 francese, quindi, il titolo Allievi in rossoblu, qui, in Italia, nel 2001. Era un piccolo Bologna largamente “globalizzato” che aveva in campo dieci stranieri: svedesi, africani, brasiliani. Uno alla volta, via tutti. Tranne uno. Lui, il francese, il Predestinato. Non passa stagione che qualcuno non chieda Mourad: estate 2002, comincia Tigana, lo vuole al Fulham, per farne un titolare inamovibile. Gli emissari inglesi sono pronti a versare 2,5 milioni e mezzo di euro, Gazzoni dice no, no e poi no. [...] è un artista della trequarti (anche nell’Under francese) che soffre se lo metti quinto di centrocampo a sinistra. Soffre, ma lo fa, perché ha elasticità caratteriale e calcistica, perché ha modi e piedi dolci. Ha detto Fascetti: “Dopo Cassano, il miglior talento è Meghni”. [...]» (Matteo Dalla Vite, “La Gazzetta dello Sport” 12/10/2004).