Varie, 21 aprile 2004
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Falck Giorgio
• Milano 20 gennaio 1938, Milano 20 aprile 2004. Industriale • «Ultimo rappresentante di una grande dinastia industriale, di quelle acciaierie Falck che a Sesto San Giovanni erano state l´orgoglio di una classe operaia combattiva e forte, pure lei estinta. [...] Giorgio Falck era un uomo fortunato, la cui vita è stata attraversata da grandi sfortune. Era bello, ricco, appassionato del suo lavoro, gran velista, romantico, pronto a lasciarsi incantare da importanti e, in fondo, durature storie d´amore. Il 1995 è l´anno in cui dà l´addio al gruppo di famiglia di cui era vicepresidente, disapprovando, dopo scontri e litigi con il cugino Alberto e il management aziendale, il piano di riconversione della Falck, dalla siderurgia, in piena crisi, all´energia, all´ambiente, all´immobiliare. ”Io non sarò mai un palazzinaro!”, diceva agli amici. Ma quello è anche l´anno in cui diventa ufficiale il suo legame con Silvia Urso, conosciuta per caso all´aeroporto di Pechino, troppo carina e fragile per non stravolgergli la vita: in più indipendente, ha un suo lavoro molto amato, importa dalla Cina tessuti preziosi d´arredamento, e li vende in un suo elegante negozio. Sono cose che, in una famiglia come la sua, austera, di origine calvinista (l´avo Giorgio Enrico era arrivato nel Lombardo Veneto nel 1833 dall´Alsazia, per lavorare come tecnico in un´antica azienda metallurgica sul lago di Como) non si dovrebbero fare, ma che lui ha già fatto. Ha avuto una bellissima moglie, Anna Cataldi, e tre figli, Giovanni, Guia, Giacaranda, ma poi si è invaghito di un´altra bellissima, sua coetanea, lontana dal mondo schizzinoso della borghesia milanese, divorziata (dal produttore Alfredo Bini) con una figlia: Rosanna Schiaffino, l´attrice che negli anni ’60 era diventata il simbolo della bruna sensualità italiana e che da un po´ non faceva più film. L´ha sposata e ne ha avuto un figlio, Guido, e i giornalisti andavano in pellegrinaggio a intervistare la meravigliosa coppia circondata dai cinque figli eterogenei, nella villa gialla e molto semplice tra gli ulivi e le sassifraghe di Portofino. Giri del mondo in barca con il 15 metri Rolly-Go, fine settimana sempre al mare, Giorgio Falck si era fatto la fama di volersi godere la vita. Era vero, ma non del tutto, perché lui, che in un momento di capriccio aveva posato anche per la pubblicità di un profumo Capucci, laureato in ingegneria e fisica nucleare, appassionato di tecnologia e dicono capace di grande creatività organizzativa, amava dire, ”amo l´acciaio più della vela”. Però la vela, negli anni difficili dei rapporti tra operai e padronato, rappresentava la fuga, lo allontanava dalla crisi di rigetto, ”per il ruolo di manager, di padrone, avuto per diritto divino”. E ricordava: ”In fabbrica ero considerato un privilegiato e gli operai non lo sopportavano. Capitava che dopo il mio passaggio, qualcuno sputava per terra”. Quello che veniva chiamato ”matrimonio da favola”, rovinò dopo 14 anni, sbriciolato dalla nuova esaltante passione, e seguirono cinque anni di avvilenti battaglie, così feroci che a un certo punto tutti e tre i protagonisti furono rinviati a giudizio per una serie di reati, violazione agli obblighi di assistenza morale, diffamazione, ingiurie, lesioni, percosse. Finalmente nel gennaio 2001, Schiaffino e Falck, dopo otto cause penali, ottennero il divorzio. Un divorzio ovviamente costoso (casa di Milano, 1200 mq, villa di Cortina, beni immobili divisi a metà, per lei, per il figlio diciannovenne assegno mensile di 14 milioni), a Falck l´amata villa di Portofino e ovviamente tutto il resto: e sei mesi dopo, il matrimonio con Silvia, già mamma di una piccina di quattro mesi, Giada, e in attesa del secondo figlio, a cui, come a tutti i figli di Giorgio, fu poi dato un nome che comincia con G, in questo caso Gaddo. Non era stata poi così splendente la vita di questo rappresentante della grande borghesia industriale, nato molto ricco, educato all´eleganza e al dovere, amato dalle donne: dolori grandi non l´avevano risparmiato, la morte del primogenito Giovanni a ventott´anni, durante una immersione subacquea a Punta Ala, la secondogenita Guya di salute molto fragile, le lotte di famiglia, la fine di un impero, gli orrori della cruenta separazione, l´ostilità amara del figlio Guido. Ci sono le foto del giorno delle nozze con Silvia, tutti a piedi nel porticciolo di Portofino, nella semplicità dei ricchi, lui in giacca blu, camicia azzurra e senza cravatta che sventola il certificato di matrimonio, lei che sostiene lo strascico del semplice abito accollato e agita il bouquet di fiori bianchi e violetti e mandarini cinesi. Come in tutte le foto di nozze ridono per la felicità: Falck era approdato finalmente alla serenità, alla completezza, a una idea di futuro pieno anche per lui, non più giovane. Ma è durato meno di due anni» (Natalia Aspesi, ”la Repubblica” 21/4/2004). «Tre matrimoni. Due divorzi piuttosto tormentati. Sei figli, uno dei quali morto in circostanze tragiche a 28 anni. Regate oceaniche intorno al mondo su barche da sogno. E ancora: un nome illustre, il lavoro nell’azienda di famiglia che è anche un pezzo non piccolo della storia d’Italia, la ricchezza multimiliardaria, l’addio sbattendo la porta quando non è stato più d’accordo con le scelte imprenditoriali. Abbastanza per riempire sei vite. Giorgio Falck, erede della dinastia dell’acciaio, i Krupp italiani, ha compresso tutto in 66 anni [...] Una passione da cui è stato spesso trascinato e che ha pesato in tutte le sue decisioni. Prima di tutto quella per la vela, dove poteva riversare lo spirito di avventura e il coraggio che tutti gli riconoscono (lo stesso coraggio che lo aiutò a sopportare la morte del figlio Giovanni, nel 1993, durante un’immersione subacquea vicino all’isola d’Elba): i giri del mondo con il Guia, il Rolly Go (la sua barca più famosa) e il Gatorade e la crociera transatlantica tra Portofino e New York. Passione, spesso burrascosa, anche nelle scelte più private. Riempì le cronache, mondane e giudiziarie, il suo divorzio dall’attrice Rosanna Schiaffino, sposata nel 1982 (dopo il primo divorzio da Anna Cataldi, la mamma di Giovanni, Guia e Jacaranda) e da cui ha avuto un figlio, Guido: la sentenza, un accordo miliardario di spartizione, arrivò nel novembre 2001 dopo sei anni di battaglie legali, passaporti ritirati (a lui), denunce incrociate, risse verbali e non. Passione, finalmente più serena, per l’ultima moglie, Silvia Urso, e per i piccolissimi Giada (tre anni e mezzo) e Gaddo (poco più di due). Era fiero di avere avuto dei figli a un’età non più giovane: ”In un negozio mi hanno dato del nonno affettuoso - raccontò nel marzo 2001, quando Giada aveva solo un mese - . Gli ho risposto che avevano appena perso un cliente”. Ma lo stesso slancio, incapace di compromessi, Giorgio lo mise anche nella sua attività imprenditoriale. Vicepresidente delle Acciaierie e ferriere lombarde Falck, il gruppo siderurgico fondato nel 1906 a Sesto San Giovanni (ma la storia italiana della dinastia risale al 1833), non condivise affatto la decisione, che Alberto in qualità di presidente prese nel 1995, di chiudere i forni e spostare l’attività sull’energia, i servizi ambientali e la speculazione sulle aree industriali dismesse. La famiglia seguì Alberto, il serio Alberto, che aveva sempre dato più affidamento del cugino, troppo mondano e sportivo. E Giorgio reagì d’impulso: diede le dimissioni, vendette le sue azioni, si mise in proprio fondando una piccola azienda. E ancora nel 2001 parlava del ”grande dolore di aver perso la siderurgia, perché eravamo un impero industriale, ora siamo solo una famiglia ricca”. Ma la passione non lo accecava al punto di fargli perdere la generosità. Ai funerali di Alberto, da cui pure tanto lo aveva diviso, disse che ”se ne vanno sempre i migliori, restano i rompiscatole”. Parole sicuramente sentite, perché tutti dicono che Giorgio era un uomo assolutamente incapace di recitare. Racconta un amico di famiglia: ”Era vero, autentico, era sempre lui, quando faceva il giovialone e scherzava con gli amici dei figli e gli dava ripetizioni di matematica di cui era appassionatissimo, quando per ascoltare un discorso si metteva semiaccovacciato per terra, quando se ne usciva con osservazioni uniche e originali. Con lui era come essere sempre a prua di una barca”» (Paolo Rastelli, ”Corriere della Sera” 21/4/2004). «Un giorno indimenticabile per tutta la dinastia Falck, un giorno che coinvolse tutti. Dopo Orietta e Luisa, figlie di Enrico, dopo Gioia, l’amata primogenita di Giovanni che così volle chiamarla in segno di gioia, dopo questa ondata femminile, che si susseguiva e si fondeva con l’acciaio, nasce lui: Giorgio Enrico, il primo maschio. La continuazione di quel nome tanto significativo a Milano, che rappresentava la parte più sana, colta ed educata della grande borghesia meneghina. Uno stile, sobrio, sicuro, semplice. Maly da Zara, la bellissima moglie di Giovanni Falck (per gli amici Nanni), era felice, il maschio era arrivato, in più bello. E bello rimase sempre. La famiglia era così contenta di questo maschietto, lo aspettava così tanto, che a lui furono impartiti i nomi di Giorgio ed Enrico, il secondo dello zio primogenito. Dopo di lui nacquero Alberto e Federico e la febbre maschile di casa Falck si placò, ma quella gioia profonda di quando ne seppe il sesso la ricordava spesso Maly da Zara, come adesso la ricorda la sorella Gioia. Giorgio Enrico fu uno di quei pupi che sfatano il detto bello in culla brutto in piazza, lui bellissimo fu sempre, ma non usò mai la sua bellezza. Il suo charme era fatto di un darsi e ritirarsi, gentile, e di tanta semplicità. Era uguale a poppa, a prua, in fabbrica, al consiglio d’amministrazione: diretto e sorridente. Ma la sua grande passione fu il mare. Cominciò a 10 anni, a Portofino, dove Nanni e Maly Falck avevano comprato la bellissima villa La Primula, scenario all’infanzia dei loro bambini. Il grande amore per il mare cominciò a 10 anni, con uno Star, a Portofino. Scendeva a tutte le ore il ragazzino dalla grande casa per andare sulla sua barca a vela. Una passione, pura, che lo coinvolse tutta la vita. Una passione vera, che non si fermò nemmeno davanti alla mancanza di attrezzature. I suoi amici velisti, sovvenzionati dai papà, avevano tutti le attrezzature più sofisticate, lui sfidava il mare con vela e timone, come voleva il vecchio Nanni. Duro e puro come un Falck. Ma la sua vera passione furono le regate. Amava la competizione. Non con le donne. Si lasciò conquistare. Dalla prima moglie Anna Cataldi ha avuto tre figli Giovanni (morto in modo tragico) Guia e Jacaranda. Da Rosanna Schiaffino ha avuto Guido. Poi l’amore, un’esplosione di amore con Silvia Urso, una bella e tenera ragazza che gli ha dato due figli Giada e Gaddo e la serenità che aveva tanto cercato. ”Non sono fortunato, proprio adesso che ero felice”, ha detto alla sorella Gioia quando ha saputo che il male non l’avrebbe risparmiato» (Lina Sotis, ”Corriere della Sera” 21/4/2004).