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 2004  aprile 21 Mercoledì calendario

BATTISTON

BATTISTON Giuseppe Udine 22 luglio 1968. Attore • « bravo, educato, legge libri, s’informa, ha raggiunto la notorietà e non se la tira. [...] Ha fatto tanto teatro [...] Il corpo possente di chi si è goduto belle mangiate ma anche di grande, falstaffiana espressività, una faccia infantile e sveglia, Battiston ha avuto la vita professionale movimentata e randagia degli attori italiani che non cercano solo successo. E se Soldini è la mano sapiente che lo ha guidato nel cinema, è stato Alfonso Santagata, attore e regista sognatore, irregolare, difficile, il suo maestro d’arte. ”La mia storia artistica è costellata di incontri. Alla ”Paolo Grassi’ di Milano dove ho studiato recitazione, ero in classe con Albanese e Nicola Rignanese con cui siamo rimasti amici”» (Anna Bandettini, ”la Repubblica” 14/4/2004) • «[...] è il regista Negri de La bestia nel cuore (Cristina Comencini), logorroico, egocentrico, inopportuno. il Romeo multicolore di Agata e la tempesta (Silvio Soldini). il commerciante furbetto e vitalista, con apparente scheletro nell’armadio e sostanzialmente depresso nel Nordest de La giusta distanza (Carlo Mazzacurati). il disoccupato di buon cuore nella Genova di Giorni e nuvole (Soldini). l’avvocato che prima subisce e poi rifiuta la complicità con il rampante socio Fabio Volo in Uno su due (Eugenio Cappuccio). il figlio e fratello che si sobbarca tutte le responsabilità della fabbrichetta romagnola e si libera per amore di una prostituta in Non pensarci (Gianni Zanasi […]). un ladro patetico e bisognoso di calore in Chiedimi se sono felice. un benzinaio omicida e salvato (sono due) dall’amore per una prostituta in A casa nostra (Francesca Comencini). Ma, prima di tutto, è l’idraulico/detective Costantino di Pane e tulipani (Soldini). [...] cosa c’è di uguale nella grande diversità che attraversa questa sua bella galleria di personaggi. ”Il denominatore comune è la vitalità. Lo stupore. La cosa che mi porto dentro e mi piace rappresentare. Il motivo per cui mi piace il mio lavoro è che mi consente di essere chi non sono, di fare cose che non so. Esempio il detective di Pane e tulipani. Fantastico Silvio Soldini ad affidarmi la responsabilità di una dimensione così favolistica, con il rischio di cadere nello stereotipo [...] Ero circondato da un livello qualitativo così alto, da Bruno Ganz a Felice Andreasi, che con la mia poca esperienza di set ero costretto a stare coi piedi per terra e attentissimo ai miei compagni. Determinante la passione di Silvio nel guidarmi [...] Mi ha anche messo di fronte ai problemi che crea la mia fisionomia. Dopo Costantino mi sono piovute offerte che mi hanno un po’ intristito perché erano tutti personaggi uguali a Costantino. Sono soddisfatto di essermi saputo smarcare, magari rinunciando a qualche gratificazione [...] Tra l’altro noi non vediamo l’ora di poter accostare i nostri attori a quelli di oltreoceano. stato premiato Seymour Hoffman, l’interprete di Truman Capote e La famiglia Savage? Subito io sono stato definito il Seymour Hoffman italiano. Per l’amor del cielo, il confronto mi onora. Però indica che non bastano le tue qualità. Come tipo fisico sono chiamato per fare l’amico del protagonista piuttosto che il protagonista, però vedo che le mie scelte professionali non saranno state appaganti nel senso di remunerative ma vengono riconosciute e questo mi fa sentire contento e non frustrato. Naturalmente spero di avere altre opportunità”. E soffre un po’ la condizione di non-protagonista. Di caratterista. ”Rifletto sul significato che in Italia ha il termine. Nel cinema americano i caratteristi si chiamano Ernest Borgnine, Joe Pesci. Cioè grandissimi. Da noi è quello che fisicamente non è proprio un figo. Leggo sceneggiature che mi propongono personaggi descritti come ”stempiati e grassocci’. Va bene, sono grassoccio. Ma di capelli sono pieno. Non solo non mi identifico in queste tipologie ma le fuggo. Insomma a me interessa trovare la vita del personaggio piuttosto che l’aspetto. In Italia è un po’ degradante essere considerati caratteristi. Quello mio di Agata e la tempesta sarebbe un caratterista perché è simpatico, veste colorato, guida una macchina gialla? Nei film di Kaurismaki, allora, sono tutti caratteristi? [...] Per la salute del mio conto in banca dovrei fare della televisione [...]”» (Paolo D’Agostini, ”la Repubblica” 28/1/2008).