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 2004  aprile 20 Martedì calendario

GRAU René (Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate) Rimini 4 febbraio 1909, Roma 21 marzo 2004. Artista • «Pochi, soprattutto nella sciovinista Francia, che ha inaugurato con lui nel 1999 il Museo della Pubblicità del Louvre, sospettavano che sotto il nome illustre di René Gruau, il ”creatore dei sogni”, come voleva un’etichetta a lui cara, celebre per le icone di Dior e di Balenciaga, per i manifesti sgargianti del Lido o per le fodere Bemberg, si nascondesse il conte riminese Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate, un titolo da ”Corriere dei Piccoli” o da romanzo lagrimoso di Luciano Zuccoli

GRAU René (Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate) Rimini 4 febbraio 1909, Roma 21 marzo 2004. Artista • «Pochi, soprattutto nella sciovinista Francia, che ha inaugurato con lui nel 1999 il Museo della Pubblicità del Louvre, sospettavano che sotto il nome illustre di René Gruau, il ”creatore dei sogni”, come voleva un’etichetta a lui cara, celebre per le icone di Dior e di Balenciaga, per i manifesti sgargianti del Lido o per le fodere Bemberg, si nascondesse il conte riminese Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate, un titolo da ”Corriere dei Piccoli” o da romanzo lagrimoso di Luciano Zuccoli. Ma non c’era nulla di tutto questo, nel solido e sapido disegnatore pubblicitario Gruau [...] era un artista soprattutto geniale nella sua icasticità iconica, nella concisione quasi classica del suo tratto pur moderno: rapidi, folgoranti motti figurativi, colori netti e segno sarcastico, che s’incidevano nella memoria del passante distratto. Come quell’omino che correva, con sotto il braccio il vestito inamidato, quasi fosse la cassetta di un violino, o il mitra di un bandito. Non a caso si erano impadroniti subito del suo genio comunicativo (le sue affiches perentorie hanno in gran parte anticipato le storiette minime dei Caroselli) i couturiers intelligenti della Francia raffinata. Quei ”letterati” della moda, come Jacques Fath o Balmain, che non l’avevano lasciato più fuggire dalla Francia après guerre. Dov’era arrivato, da un’Italietta soffocante, adottando il cognome parigino della madre, per non disturbare la quiete del padre nobile, il Conte Alessandro. Si sa che per quegli anni, di incipiente fascismo, per un maschio occuparsi di moda era una scelta tabù. Meglio emigrare nella libera Parigi, dov’era giunto con la volontà di disegnare figurini, che gli venivano così naturali. Prima in Belgio, dove lo portava anche il gusto per la pittura fiamminga, poi in Inghilterra, quindi nella Francia anni Trenta della geniale Elsa Schiapparelli, italo-francese come lui, e di Cocteau, da cui forse aveva mediato quella stellina innamorata, che siglerà tutte le sue opere (anche quelle di scenografo, per l’Opéra Comique o il Théâtre du Palais Royal). Come già era stato per la Schiapparelli (che amava almanaccare bottiglini di profumo in stile Dalì o abiti e suppellettili surrealoidi) anche quando immaginava i suoi manifesti, Gruau evocava intorno ad un aperitivo Martini o ad un foulard Dior una situazione emotiva, un’atmosfera, un racconto, sintetizzato in un gesto pittorico veloce e malizioso. L’humour sventato era il suo tratto distintivo d’artista, indeciso tra gli svolazzi liberty alla Erté e le dure scorciatoie déco in stile Cassandre. Che fosse un artista più che un disegnatore di moda e di pubblicità, se n’era accorto l’editore Franco Maria Ricci, che dopo aver affidato il volume su Erté a Roland Barthes, chiese ad un suo allievo, Patrick Mauriès, di occuparsi di questo emulo riminese. Che è un po’ il trait d’union tra la Riviera Romagnola di De Pisis e Marino Moretti, e le follie felliniane di Gradisca e di Amarcord» (’La Stampa” 8/4/2004).