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 2004  aprile 20 Martedì calendario

Bolt Usain

• Choxeath (Giamaica) 21 agosto 1986. Sprinter. Primatista mondiale dei 100 (9”58 il 16 agosto 2009 a Berlino), dei 200 (19”19 il 20 agosto 2009 a Berlino) e con la 4x100 (37”04 il 4 settembre 2011 a Daegu con Carter, Frater, Blake). Medaglia d’oro dei 100, 200 e 4x100 alle Olimpiadi di Pechino 2008 e ai Mondiali di Berlino 2009, oro sui 200 e con la 4x100 a quelli di Daegu 2011 (nei 100 fu squalificato per falsa partenza), medaglia d’argento sui 200 e con la 4x100 ai mondiali 2007 • «[...] Nato [...] nel distretto di Trelawny, tra piantagioni di caffè e canna da zucchero, nella parte Nord-Ovest dell’isola, verso Montego, Bolt è cresciuto atleticamente sulla pista in erba della William Knibb High School. La sua anima lunga — [...] è alto 1.95 [...] — sembrava affascinata dal cricket, quando era ragazzino. Aveva talento per quello sport, ma l’atletica riuscì a fargli dimenticare il primo amore quando aveva 12 anni grazie a Devery Negent, l’insegnante che lo scoprì alle scuole medie. Era il teen ager più veloce sia nei 100 sia nei 200 [...] Figlio di agricoltori [...] Dice che i suoi idoli sono Arthur Wint, oro olimpico ai Giochi di Londra del 1948, campione alto ed elegante, e Don Quarrie, l’olimpionico dei 200 nel ’76. A noi ricorda anche Tommie Smith [...]» (Gianni Merlo, “La Gazzetta dello Sport” 13/4/2004) • «[...] è un giovanotto che ama gli scherzi, le risate e la musica ma è, anche, tremendamente serio sul lavoro [...] era già un fenomeno da adolescente. A 15 anni appena, contro 18 e 19enni, vinceva il titolo mondiale juniores dei 200 col record del mondo di 20”58 . Più tardi, avrebbe corso i 200 in 20”13 nel 2003. La gloria giovanile, che spesso distrugge i talenti, non ha invece inciso nell’evoluzione di questo fenomeno. Occorre dare atto all’ambiente: la cultura atletica giamaicana, l’amore per lo sport inteso come espressione artistica dell’uomo, la tradizione di fuoriclasse – da Herb McKinley a George Rhoden, da Lesile Lang a Arthur Wint, da George Kerr a Don Quarrie, da Grace Jackson a Marlene Ottey, da Juliet Cutberth a Verona Campbell – sono stati tutti fattori che hanno contribuito alla graduale formazione di Usain Bolt. Non si creda, tuttavia, che i trionfi di oggi siano stati privi di spine. Anche Bolt ha dovuto soffrire, per via di piccoli problemi muscolari e di qualche delusione. Come ai Giochi di Atene, dove veniva eliminato nelle batterie dei 200; o ai mondiali di Helsinki, dove terminava ottavo. I veri capolavori nascono difatti con fatica, nel rispetto degli indispensabili tempi per crearli. Così è stato anche per Bolt. Quando Glenn Mills, il suo mentore, decise di lanciarlo nello sprint breve, l’esordio fu però clamoroso: 9”72 a New York, giugno 2008, record del mondo. La storia della velocità cominciava la sua riscrittura. Una riscrittura andata avanti a Pechino [...] C’è [...] qualcosa, in Usain Bolt, che è davvero speciale: la voglia di esser giovane. Innamorato della musica e dell’allegria, lieto di fare le cose che fa e di profittare di tutto ciò che dia gioia. Come mangiare i chicken nuggits, i bastoncini di pollo fritto, nelle ore precedenti la finale mondiale, fregandosene delle prescrizioni del dietologo. E di correre in 9”58 i cento metri, fregandosene delle sentenze della competenza, che avevano affermato essere velocità probita a un pedone» (Giorgio Reineri, “l’Unità” 18/8/2009).