varie, 20 aprile 2004
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BELGIOJOSO Lodovico Barbiano di. Nato a Milano il primo dicembre 1909, morto a Milano il 10 aprile 2004
BELGIOJOSO Lodovico Barbiano di. Nato a Milano il primo dicembre 1909, morto a Milano il 10 aprile 2004. Architetto. «Da quando, nel 1932, si laureò al Politecnico era divenuto un protagonista della vita culturale nazionale. Coi suoi compagni di corso Gianluigi Banfi, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers, nel 1935, aveva fondato lo studio BBPR destinato a divenire un punto di riferimento dell´architettura mondiale. Professore ordinario nella facoltà di Architettura di Venezia e poi di Milano, Belgiojoso durante la seconda guerra mondiale aveva militato nel Partito d´Azione e, divenuto partigiano, era stato arrestato e poi deportato prima a Fossoli e poi nel ’44 a Mauthausen. Di quella terribile esperienza di prigionia restano i disegni e i libri - Frammenti di una vita e Notte, nebbia - e la realizzazione del monumento ai Deportati al cimitero Monumentale. A Milano il suo nome resta legato a uno dei più forti segni urbanistici della città, la Torre Velasca costruita nel 1957 e divenuta un simbolo della rinascita del dopoguerra. Sempre a Milano col la Bbpr progetta anche il Museo del Castello Sforzesco, la sede della Chase Manhattan Bank e il quartiere popolare Gratosoglio. L´ultimo riconoscimento nel 2002 da un suo compagno di lotte divenuto Presidente della Repubblica: Carlo Azeglio Ciampi lo insignì della Medaglia d´Oro alla Cultura» (’la Repubblica” 13/4/2004). «Da anni lo studio non era più nei Chiostri di San Simpliciano, nella vecchia Milano aristocratica, al tempo stesso borghese, plebea. Nel 1940, dopo averli restaurati, furono loro ad abitarli, i 4 architetti apostoli del verbo razionalista, che si celavano dietro la sigla BBPR (Gianluigi Banfi, Ludovico Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Rogers) che stava a significare intenti, ideali, progetti comuni. Per Ludovico Belgiojoso [...] quei Chiostri erano stati prima una sfida, poi negli Anni 80, quando ancora era assai attivo e lì teneva lo studio con il figlio Alberico, una sorta di rifugio dove pensare, schizzare progetti, scrivere libri. [...] Belgiojoso, anzi il conte Ludovico Barbiano di Belgiojoso, era nato a Milano nel 1909 da padre architetto. Sempre affabile, affettuoso, parlava con piacere dei suoi amici e colleghi: ”Eravamo uniti dal desiderio di fare bene nel grande filone del Movimento Moderno, nessuno, tranne chi ne possedeva di famiglia, ha guadagnato cifre siderali. Discutevamo sempre, sopra ogni cosa, il polemista era Ernesto Rogers, cugino di Richard che ha costruito il Beaubourg con Renzo Piano”. In quelle stanze dal sapore speciale nacque la famosa Torre Velasca, a lungo meditata e terminata nel 1958, una sfida al Movimento Moderno, che sollevò i fuochi alti delle polemiche, per la forma curiosa, i materiali, il colore, per l’’anomalia” rispetto allo svettante grattacielo Pirelli scaturito dalle mani di Giò Ponti. Oggi la Torre Velasca è uno dei monumenti copiati nel mondo e ritenuto fra i più moderni e attuali. ”Abbiamo costruito dappertutto, affermava Belgiojoso, ma la nostalgia torna sempre alla Velasca. Lì abbiamo potuto rivelare la nostra attenzione al paesaggio, elevando nel centro di Milano un grattacielo che doveva bucare il cielo come i campanili d’un tempo e riprendendo la tradizione lombarda del Richini e della vicina Ca Granda, ora Università Statale”. Il giovane aristocratico Ludovico si era incontrato al Liceo Parini con il vitalissimo Ernesto Rogers, che proveniva dalla Trieste mitteleuropea dove James Joyce insegnava alla Berlitz School. Poi si aggiunse Banfi, al Politecnico dove seguivano le lezioni di Portaluppi e conobbero il friulano Peressutti, figlio d’un architetto romeno. La laurea, nel 1932, fu collegiale: un progetto immaginario per il Lago di Como. Nel frattempo dilatarono amicizie e rapporti, da un alto con Pagano e Persico, dall’altro con Terragni e il gruppo di Como, poi Gardella, Figini e Pollini, Giò Ponti, e Muzio. Le Triennali furono il crocevia per il mondo: ”La Casa del sabato per gli sposi” alla V Triennale li consacrò protagonisti del nuovo che era nell’aria. Poi vennero le committenze: fra cui Casa Feltrinelli in via Manin, e soprattutto la Colonia Elioterapica di Legnano, dove lo studio delle proporzioni e le scansioni architettoniche si uniscono all’attenzione per i problemi sociali. Entrarono così nel CIAM, l’organismo che vedeva accomunati i massimi esponenti dell’architettura mondiale, Le Corbusier per primo. Si legarono a Gropius, Saarinen, Alvar Alto, Breuer, Mise Van der Rohe, Wright, con rapporti di amicizia anche epistolare. Insegnarono all’Università, fra gli allievi e collaboratori figurano Magistretti, Vittorio Gregotti, Gae Aulenti, la Helg, Cannella, Mangiarotti, Aldo Rossi, De Carlo, Viganò, Tentori, Dardi e altri ancora. Tutti fecero parte del Partito d’Azione, Banfi morì in campo di concentramento, Rogers fu esiliato per le leggi razziali, Belgiojoso venne deportato a Mauthausen e a Gusen. Il gruppo assottigliato, dopo la guerra si rinsaldò, durante la ricostruzione restaurarono e recuperarono parecchi beni, come Casa Perego in piazza Sant’Erasmo, ma soprattutto il magnifico Museo al Castello Sforzesco, esperimento museografico d’eccezione. Cominciarono il Piccolo Teatro, con Rogers (che muore nel ’69) e Peressutti (deceduto nel 1976) con l’aiuto di Marco Zanuso. Belgiojoso, rimasto solo, iniziò il restauro di Palazzo Reale, ebbe lavori in diverse parti d’Italia, e all’estero, compresi i Paesi Arabi» (Fiorella Minervino, ”La Stampa” 13/1/2004).