19 aprile 2004
Tags : Anton. Corbijn
Corbijn Anton
• Nato a Strijen (Olanda) il 25 maggio 1955. Fotografo. «Ha fatto la storia del rock. Niente male per uno che si definisce ” un batterista mancato” e che non ha mai pubblicato un disco né - tantomeno - scritto una canzone. [...] Ha plasmato l’immaginario collettivo degli ultimi 30 anni di rock con la macchina fotografica. Pensiamo a Bono degli U2... il ritratto che si fissa nella nostra mente è quasi certamente opera di Corbijn che lavora con la band da 22 anni. Lo stesso vale per i Depeche Mode ai quali, nel corso degli anni, ha rivoluzionato l’immagine curando le foto, i videoclip, le copertine e persino gli allestimenti dei concerti. Fra le star finite davanti al suo obiettivo anche Rem, Rolling Stones, Miles Davis, Frank Sinatra, Björk, Kurt Cobain, Oasis, Patti Smith. [...] ”Tutto è nato dal mio amore per la musica. Ero timido e una macchina fotografica è una scusa per andare nelle prime file a un concerto”, ricorda. Così - è il 1972 - Anton prende la macchina fotografica del padre, va a un concerto e scatta. Una rivista olandese pubblica le foto; a 19 anni si trasferisce a Londra e finisce a lavorare per riviste sempre più prestigiose. Negli anni ’80 piovono le copertine. Ma perché proprio la musica? ”Sono nato in un paesino su una piccola isola: tutto quello che veniva da fuori, come la musica, era emozionante e misterioso”.I suoi ritratti raramente sfuggono dal rigore del bianco e nero: ”Quando ho iniziato costava meno - spiega - e visto che il mondo è a colori solo così puoi aggiungere qualcosa di tuo”.Con l’arrivo del successo - i suoi scatti sono quotati fra i 3 e gli 8 mila euro - Corbijn ha allargato il suo raggio d’azione ad attori e registi, sportivi e pittori. Ci sono differenze o le star, alla fine, si assomigliano tutte? ”Sono diversissimi. Gli sportivi sono pronti alle 8 del mattino e seguono i tuoi input perché l’elemento visivo non fa parte del loro lavoro. Per i musicisti, invece, l’immagine è parte di un pacchetto unico. Gli attori spesso non sanno chi sono, sono insicuri. Politici ne ho fatti pochi: sono poco interessanti, tranne Mandela che ho ritratto a dicembre, il più grande uomo sulla Terra”.Rari gli scatti con le star immerse nel loro ambiente: ”Cerco di ritrarre le persone, non la loro professione”.E gli incontri più interessanti della sua carriera sono quelli, appunto con U2 e Depeche Mode. Entrambi segnati dal caso. ”Non mi piaceva la loro musica (ma a Bono l’ho detto solo dopo una decina d’anni), ma mi si presentò l’occasione di fare cose che non avevo mai fatto prima e accettai”.I critici ora lo considerano un membro-ombra di quei due gruppi: ”Non finanziariamente, ma mi sento parte del processo creativo: credo di aver influenzato il modo in cui la gente li vede”.Ma quali sono gli scatti che meglio rappresentano la storia del rock? ”La foto di copertina di Penie Smith per London Calling dei Clash o quelle di Michael Cooper per Sgt. Pepper’s’ dei Beatles e Their Satanic Majestic Request degli Stones. Comunque, penso agli anni ’ 60- 70: poi è arrivata l’industria e tutto si è appiattito. Oggi si cerca bellezza esteriore, io punto a quella interiore”» (Andrea Laffranchi, ”Corriere della Sera” 11/4/2004).