Varie, 19 aprile 2004
Tags : Abdelaziz Bouteflika
BOUTEFLIKA Abdelaziz Oujda (Algeria) 2 marzo 1937. Politico. Presidente dell’Algeria • «Il Vecchio Seduttore [
BOUTEFLIKA Abdelaziz Oujda (Algeria) 2 marzo 1937. Politico. Presidente dell’Algeria • «Il Vecchio Seduttore [...]. I capelli e i baffi hanno bisogno di dosi sempre più massicce di tinta per fingere una giovinezza che risale ai tempi di Boumedienne e della guerra d’indipendenza. [...] Come tutti i piccoletti, il presidente ha il complesso di Napoleone, lucida con passione un mostruoso egocentrismo, vuole, fin da quando era ministro degli Esteri (eccellente) della vecchia Algeria sirena del terzomondismo, essere il primo, il migliore, il supremo. I suoi consigli dei ministri sono alluvionali monologhi, gli incontri con i leader stranieri lezioni di politica mondiale, i comizi e i discorsi televisivi studiati con accorta regia si trasformano in monumentali prediche del padre buono ai figli spesso testoni e renitenti. Gli piacciano i gesti da lapide o da telegiornale, come riannodare i rapporti con l’arcinemico Israele. Molti sostenitori giurano che ha attaccata ai vestiti la ”baraka”, la buona fortuna, che sarebbe la sua vera, strategica ideologia politica. Il fatto è che il primo a crederci è proprio lui, Bouteflika. [...] Non piace ai generali, a quella conventicola che magari non ha i gradi più alti alle parate ma come un consiglio di amministrazione controlla il fucile e l’economia: troppo protagonista, troppo imprevedibile per una casta che ha come modello il kemalismo turco. [...] Eppure hanno bisogno di lui: perché questo navigato protagonista delle età rivoluzionarie era l’unico capace di ridare all’Algeria un’accettabile immagine internazionale e far dimenticare le macchie disdicevoli ed enormi della guerra sporca e della repressione. Non hanno sbagliato nello scegliere l’uomo. Bouteflika in questi anni ha lavorato alla perfezione come commesso viaggiatore, è riuscito a presentare l’Algeria presso gli americani come un coraggioso pioniere nella lotta contro la Grande Internazionale del terrore islamico. [...] A questi meriti i generali hanno dovuto sacrificare capitoli per loro dolorosi: come quello della legge del grande perdono, che il presidente ha fatto consacrare con un plebiscito popolare strepitoso e provocatorio. I generali avevano dato il via libera solo a un modesto condono con cui agevolare la trattativa con l’ala meno oltranzista e più fragile dell’armata islamica. Una scelta tattica, insomma. Bouteflika l’ha trasformata in una grazia generalizzata, che ha riportato a casa intere legioni di fondamentalisti, in una svolta politica legata al suo decisionismo. In un Paese dove la mostruosità dei delitti ha scavato indelebili solchi di artiglio e la memoria è incatenata al risentimento, che cosa c’è di più audace che annunciare: ”Gli anni di piombo devono restare alle spalle, bisogna dimenticare anche se domani in strada, libera, incontrerete gente accusata di aver ammazzato un vostro fratello”? Oggi molti di quei manovali del fondamentalismo fanno affari in quella che qui viene definita pudicamente ”economia informale”: il contrabbando, che produce metà dei beni del Paese. Il sessanta per cento dei giovani che vivono nelle grandi città, ufficialmente disoccupati, sopravvivono grazie a questa economia in nero. Eppure le cifre danno ragione al presidente» (’La Stampa” 10/4/2004).