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 2004  aprile 18 Domenica calendario

SADR Moqtada (Iraq) 13 agosto 1973. Politico. Leader sciita. «Un mullah spiritato, un autentico masaniello iracheno, trent’anni, la corta barba nera, gli occhi fondi, e una predicazione che dalla moschea di Kufa infiamma gli animi dei giovani cui la mano dura del potere sunnita aveva finora assegnato come unico destino possibile la geografia dei ghetti miserabili e disperati che assediano la periferia di Baghdad

SADR Moqtada (Iraq) 13 agosto 1973. Politico. Leader sciita. «Un mullah spiritato, un autentico masaniello iracheno, trent’anni, la corta barba nera, gli occhi fondi, e una predicazione che dalla moschea di Kufa infiamma gli animi dei giovani cui la mano dura del potere sunnita aveva finora assegnato come unico destino possibile la geografia dei ghetti miserabili e disperati che assediano la periferia di Baghdad. Il carisma che ormai sprigiona dalla sua leadership è certamente il legato che gli ha trasmesso il padre, il grande ayatollah Mohammed Sadek al-Sadr fatto ammazzare da Saddam nel ’99, ma è anche il frutto d’una fascinazione guadagnata sul campo con questa sua trascinante intransigenza rivoluzionaria. I suoi ”fatwa” non hanno mai parole di pace, sono spietati, perfino feroci, parlano di terrore e di morte, e la guerra vi viene proclamata come dovere massimo d’ogni credente, perché nella testimonianza del sacrificio non soltanto si guadagna il percorso del paradiso, ma si ricompone l’unita spirituale con la morte violenta di Hussein, genero del Profeta» (Mimmo Candito, ”La Stampa” 6/4/2004). «Iniziò con l’accusa di omicidio e continua con la lotta spietata per il controllo dell’universo sciita, la carriera di Moqtada Al Sadr. Il giovane clerico estremista [...] fu accusato dalla sua stessa gente di avere complottato per l’assassinio a colpi d’ascia il 10 aprile 2003 a Najaf di Sayyed Abdul Majid al-Khoei. Un omicidio che allora venne in qualche modo offuscato dall’euforia collettiva per la fine della dittatura. Ma anche destinato a pesare sulle faide di potere tra gli sciiti. Al-Khoei era infatti un noto moderato. Fuggito a Londra dopo le rivolte del 1991 (quando diversi membri della sua famiglia erano rimasti uccisi negli scontri con l’esercito), si era persino incontrato pubblicamente con Tony Blair prima di rientrare in Iraq il 3 aprile. E predicava la necessità di cooperare con gli americani e i loro alleati per costruire il nuovo Iraq. La sua autorità era indiscussa. Figlio del Grande Ayatollah Abdul-Qasim, poteva permettersi di sfidare quanto a ”sangue blu” quello di Muqtada, il cui carisma deriva dal padre, Moqammad Sadiq Sadr, assassinato dai sicari di Saddam nel 1999. La sfida era inevitabile agli occhi di Moqtada. Il crescere della sua influenza sulle masse di poveri nel Centro-sud è stata direttamente proporzionale al suo estremismo sempre più oltranzista. Già a luglio 2003 si dichiarava pronto a costruire la brigata ”Al-Mahdi”. ”Ho già 10.000 uomini ai miei ordini. Se volessi potrebbero armarsi. Ma preferisco la democrazia delle piazze. Ogni leader condurrà i suoi fedeli a manifestare. Chi ne avrà di più guiderà il Paese. Non abbiamo biosogno degli americani e neppure dei loro lacchè nel Consiglio di governo”, dichiarava a ogni occasione. Il suo vociferare divenne tanto minaccioso che ancora ci fu chi puntò il dito contro di lui il 29 agosto, quando un’auto-bomba uccise un altro leader moderato, l’Ayatollah Mohammed Baqr al-Hakim, assieme a oltre 100 fedeli davanti alle moschee di Najaf» (Lorenzo Cremonesi, ”Corriere della Sera” 6/4/2004). «La figura di Moqtada Sadr va collegata soprattutto al ruolo di suo padre Mohammed Baqr Sadr che, prima dell´ayatollah Khomeini, nell´Iraq tra fine anni ”50 e anni´60, concepì lo sciismo radicale e politico. Mohammed Baqr Sadr fu l´alter ego di Khomeini mentre quest´ultimo era in esilio a Najaf, fu l´ideologo della rivoluzione islamica in Iran e l´ispiratore dell´attuale Costituzione iraniana. Scrisse un celebre libro, di grande rilievo per tutto lo sciismo, Iqtisaduna (La nostra economia) che nella Najaf degli anni ”60 fu il testo di riferimento dei futuri rivoluzionari sciiti: in essi si delineava la possibilità di una terza via fra capitalismo e comunismo, e una strategia politica per la conquista del potere. Il padre di Moqtada Sadr ebbe un doppio ruolo, di maître à penser e di importante stratega e organizzatore dello sciismo politico. Anche il suo carisma era duplice: intellettuale e teologico, ma anche dovuto al lignaggio, perché in linea matrilineare egli era un sayyad, vale dire un discendente del profeta Mohammed. Man mano che aumentava il prestigio e il seguito di Mohammed Baqr Badr, il potere - soprattutto quello di Saddam Hussein - prese a guardarlo con crescente sospetto e a considerarlo un pericolo. In una sua celebre fatwa scomunicò i membri del partito Ba´ath: Saddam Hussein prese a pretesto questa fatwa per imprigionarlo e condannarlo a morte insieme alla sorella. [...] Moqtada Sadr è il primo a spingere per un controllo territoriale dello sciismo iracheno e per una militarizzazione degli spazi, in cui egli godrebbe di una certa autorità. [...] ha organizzato delle milizie armate, e un suo sistema giudiziario con relativi tribunali shariatici che emettono sentenze e condanne nella più assoluta libertà di manovra: in ciò vi è già l´embrione di quello che potrebbe essere uno Stato islamico sciita iracheno nella versione di Moqtada Sadr [...]» (Khaled Fouad Allam, ”la Repubblica” 6/4/2004).