Varie, 18 aprile 2004
GILARDINO
GILARDINO Alberto Biella 5 luglio 1982. Calciatore. Dal 2008/2009 alla Fiorentina. Già in A con Piacenza e Verona, lanciato dal Parma, col Milan ha vinto Champions League, Supercoppa europea e mondiale per club. Con la nazionale campione del mondo nel 2006 (in gol contro gli Stati Uniti), bronzo alle Olimpiadi di Atene (2004), campione europeo under 21 (2004) • « nato in uno dei giorni più fausti del nostro calcio (5 luglio 1982, Italia-Brasile 3-2) [...] chi lo conosce lo descrive come un ”ragazzo serio, intelligente, con la schiena dritta e di buona famiglia”. Tutte cose che lo hanno aiutato a superare stagioni difficili, quando per un giovane attaccante come lui lo spazio scarseggiava e al Piacenza e al Verona i gol arrivavano con difficoltà: mai più di quattro all’anno» (Andrea Sorrentino, ”la Repubblica” 6/4/2004). «[...] Gila ha il gol addosso e quando conta c’è sempre. Tecnicamente ha colpi da attaccante di classe e di rapina: ai milanisti ricorderà Van Basten per la sua capacità di girarsi e tirare nello spazio di un francobollo e di un battito di ciglia. E ricorderà anche Inzaghi (o Paolo Rossi...) perché dove passa il pallone, in area, lui c’è e se entra in porta dopo una mischia, quando non si capisce chi abbia segnato, l’ultimo stinco o ciuffo che l’ha toccato è il suo. Sa fare gol da artista (che festeggia mimando un violino), da acrobata (tanti, spettacolari, in rovesciata), da panzer e da scippatore. Ma non basta solo il talento: la forza di Gilardino è anche il carattere, la capacità di reggere pressioni e responsabilità sempre più pesanti sulle sue spalle, sin da quando il Parma cedette Adriano e Prandelli scommise su di lui che, fino ad allora, aveva segnato più niente che poco tra Piacenza e Verona. uno freddo. Non solo in campo: [...] salvò un amico dalle acque del fiume dove erano finiti con l´auto. [...] sognava la Roma e il Portogallo, ma Trapattoni non lo chiamò (e da allora l’ex ct ripete che volle fare un favore a Gentile) mentre il Parma gli chiese di fermarsi ancora un anno, promettendogli il Milan per la stagione successiva. [...] In campo il suo atteggiamento è un po’ cambiato: più lamentoso (anche perché molto più picchiato), polemico e divetto, ma sempre micidiale. Nato da una buona famiglia di Cossato nel biellese (papà gli ha trasmesso la passione per il calcio e per la montagna) e diplomatosi perito chimico-biologo, il suo personaggio acqua e sapone ha ceduto a qualche tentazione glamour: servizi fotografici, il calendario benefico, una campagna pubblicitaria per Ermenegildo Zegna. [...]» (Emilio Marrese, ”la Repubblica” 19/7/2005). « giovane e ha già dimostrato qualcosa, ha l’aria sveglia, la fama di ragazzo a posto, né dicono che gli manchi la pazienza di aspettare l’occasione giusta, altrimenti non avrebbe sopportato il tappo della presenza di Adriano nel Parma che gli ha chiuso la strada per molti mesi. [...] ”Il giorno in cui lessi del buco gigantesco della Parmalat, pensai: ”perché ci sono capitato adesso e non sei o sette anni prima?’. Ci rimasi malissimo. La sensazione di insicurezza era forte: cosa ci aspettava? Invece siamo stati bravi a tenere lontane le polemiche sui bond e a coltivare la voglia di finire bene la stagione. [...] Sono cresciuto in un piccolo borgo tra Biella e Cossato dove ho ancora gli amici con cui vado al cinema o ricordo le vacanze passate insieme, perché c’è un po’ di nostalgia. stata una fortuna nascere lì, nei posti piccoli si impara ancora giocando a pallone sulla piazza o all’oratorio. A 13 anni mi prese il Piacenza. Fu un trauma. Sono figlio unico, i miei genitori venivano a trovarmi molto spesso nell’appartamento che dividevo con altri ragazzi ma se non fossi stato innamorato del calcio sarei scappato via. Avevo provato anche per il Toro e per la Juve. Quei provini non si capisce mai come funzionano: dissero che non ero adatto, forse non ero fisicamente all’altezza degli altri [...] In casa mia si è bianconeri da sempre, dormivo con la maglia della Juve. Ricordo che mio padre, Gianfranco, mi portò per la prima volta al Delle Alpi per vedere la finale di Coppa Uefa contro il Borussia Dortmund: c’erano Baggio e Vialli, Vialli mi piaceva tanto perché era un attaccante di potenza, fortissimo. Di me dicono che assomiglio a Pippo Inzaghi ma non so se è vero. A me piace Vieri e in assoluto Raul, mi sembra intelligente e furbo, completo”» (’La Stampa” 14/4/2004).