Varie, 18 aprile 2004
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BOLANO CORREA Jorge Eladio Santa Marta (Colombia) 28 aprile 1977. Calciatore • «Cresciuto come calciatore nell’Atletico Junior di Barranquilla (Colombia), ha avuto come compagno di reparto in quel club e poi nella nazionale colombiana niente meno che Carlos ”Pibe” Valderrama
BOLANO CORREA Jorge Eladio Santa Marta (Colombia) 28 aprile 1977. Calciatore • «Cresciuto come calciatore nell’Atletico Junior di Barranquilla (Colombia), ha avuto come compagno di reparto in quel club e poi nella nazionale colombiana niente meno che Carlos ”Pibe” Valderrama. Con lui divide ancora un’amicizia e un’acconciatura molto simile a quella che ha reso Valderrama un’icona del penultimo calcio planetario (il Gullit biondo, lo chiamavano). A Lecce [...] i tifosi lo incontrano a volte per strada e già ne apprezzano la figura discreta di mediano faticatore d’altri tempi. Un ”operaio”, si sarebbe detto, che allo stadio del Mare ha avuto il suo battesimo del fuoco deviando sulla linea al 90° un colpo di testa di Nesta e salvando così un prezioso pareggio contro il Milan. Bolano fa parte della generazione che si affaccia alla ribalta del calcio colombiano dopo il grande sogno infranto di Usa `94 e l’assassinio del difensore Andreas Escobar ordinato dai cartelli del narcotraffico. Esordisce in nazionale nel `96: accanto ha ancora Valderrama e Rincon, più avanti quella testa matta di Faustino Asprilla. Nel `98 è ai mondiali francesi. Nel `99, infine, il Parma lo chiama in Italia. Restano commoventi le sue prime dichiarazioni: ”Sono grato alla famiglia Tanzi di avermi voluto a Parma, squadra di cui sono sempre stato tifoso”. In breve, però, viene girato al Perugia. Altro giro, altre dichiarazioni: ”In Colombia, dove il calcio italiano viene trasmesso in tv, ho potuto notare più volte il calore del pubblico perugino. Sono felice di essere qui”. Nella immaginifica terminologia del calcio sudamericano Bolano è un volante. Il suo modello è Edgar Davids. Nel 4-4-2 sta al centro della linea mediana, un po’ spostato sulla destra. Corre come un pazzo attorno al cerchio di centrocampo attento soprattutto a spezzare il gioco altrui, spesso incollandosi al regista/fantasista della squadra avversaria. Uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pure farlo. il genere di ruolo che nelle pagelle postpartita vale riconoscimenti del tipo ”gladiatore che lotta su ogni pallone”, oppure ”centrocampista dai mille polmoni”, e ancora ”tenace mastino”. Il punto più alto della sua carriera, fin qui, fu il riconoscimento tributatogli dall’allenatore Carmignani nel Parma disperatissimo di fine 2001: ”Tutte le volte che in questa stagione siamo riusciti a mantenere la porta inviolata, Jorge c’era sempre e non è solo una coincidenza”. Bellissimo. Quel giorno Bolano venne messo a marcare a uomo Morfeo: il fantasista viola, braccato fino all’esasperazione, fu espulso. Il Parma vinse la partita 2-0. Tra panchine, numero chiuso per i giocatori extracomunitari, pubalgia, infortuni al ginocchio, la carriera di Bolano è accidentatissima. Ha dovuto fare i conti, soprattutto, con l’infernale girandola messa in piedi dalla famiglia Tanzi, col Parma affidato in sole due-tre stagioni a Malesani, Sacchi, Passarella, Carmignani, Ulivieri. Tra i suoi occasionali compagni di reparto, in quegli anni, ci sono Lamouchi, Appiah, Almeyda, Ortega. Lo scopre Malesani, successivamente entra e esce di squadra e da ultimo riesce a racimolare soltanto qualche presenza nel Parma B. Con la nazionale colombiana, causa infortuni, gioca a singhiozzo. Non è una star, e non lo sarà mai. Non è nemmeno bello. Però nel suo momento migliore lo ritroviamo in una bizzara selezione Resto del Mondo contro Corea/Giappone. Allenatore Sacchi. In squadra con lui: Chilavert, Ortega, Babangida, Winter. L’inno poetico al calciatore operaio, la vita da mediano per citare Ligabue, alla fine è una solenne fregatura. La poesia, se proprio ne volete, è altrove. nel legame sotterraneo che si stabilisce tra un mediano e le vittime predestinate dei suoi calcioni, i fantasisti e gli attaccanti arretrati. Nel 2002 Bolano organizzò una colletta per tirare fuori di galera il centravanti Valenciano, suo compagno di squadra all’Atletico Junior e sfortunata meteora di Atalanta e Reggina. Valenciano, nel 1997, aveva investito una ragazza con la sua auto ma si era ritrovato senza nemmeno un soldo per pagare i danni alla poveretta. All’epoca giocava nel piccolo Real Cartagena praticamente senza stipendio. La storia è bella e triste, non priva di un certo valore simbolico» (Alberto Piccinini, ”il manifesto” 7/4/2004).