Carlo Bonini, Giuseppe D’Avanzo, La Repubblica, venerdi 26 marzo 2004, 26 marzo 2004
un fatto che Calisto Tanzi dice ai pubblici ministeri, con la consueta genericità: «Quasi tutte le banche, tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003 si erano messe in fila per chiedere il rientro delle esposizioni
un fatto che Calisto Tanzi dice ai pubblici ministeri, con la consueta genericità: «Quasi tutte le banche, tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003 si erano messe in fila per chiedere il rientro delle esposizioni. Al punto che, nel marzo 2003, accennai a Federico Imbert di Jp Morgan l’assoluta carenza di liquidità del gruppo. E questo perché avevo individuato in Jp Morgan e City bank e altre banche internazionali le uniche che potevano avere la forza di risollevare il gruppo». A raccogliere l’ultimo appello, però, sarà proprio Bank of America. «Sapevo - dice ancora Calisto - che era una banca amica e che i rapporti li teneva Tonna con Sala. Non chiedetemi perché. Chiedetelo a Tonna?». Non sorprende che nessuno creda a Luca Sala. Non sorprende che nell’amore a prima vista tra Parmalat e Bank of America si senta molta puzza di bruciato. Quel che sorprende, invece, è come ora qualcuno cominci a dubitare dell’altro nodo che stringe la banda di Collecchio a Bank of America: il falso documento che certificava le disponibilità liquide (3,9 miliardi euro) di Bonlat.