Carlo Bonini, Giuseppe D’Avanzo,La Repubblica, venerdi 26 marzo 2004, 26 marzo 2004
Nel 1993, Tanzi ha bisogno di crescere e bussa all’unica porta che conta davvero sui mercati internazionali
Nel 1993, Tanzi ha bisogno di crescere e bussa all’unica porta che conta davvero sui mercati internazionali. Quella di Chase Manhattan (oggi Jp Morgan-Chase). una scelta felice, perché la strada del Lattaio incrocia quella di un uomo capace di visione, Federico Imbert. Nasce un’amicizia che Tanzi rivendicava ieri e rivendica oggi. Imbert è pronto a scommettere su Parmalat perché ci crede. Perché gli impianti dell’azienda, il suo core business, suggeriscono non solo una solidità industriale del gruppo ma ne fanno intravedere grandi margini di espansione che possono farne la prima vera multinazionale italiana. Collecchio partecipa dunque della stagione in cui tutti i grandi gruppi italiani scoprono il nuovo mercato dei bond e ne ottiene risultati lusinghieri (spesso la domanda di bond Parmalat è doppia rispetto all’offerta). Tra il ’94 e il ’96, la scommessa di Imbert ha insomma successo e Tanzi avvia un napoleonico piano di acquisizioni estere. In tre anni, Collecchio diventa il centro di un interesse finanziario che rende il gruppo cliente conteso dai colossi del credito americano ed europeo. Chase Manhattan non è più il solo interlocutore di Parmalat. Tutti vogliono venire a Collecchio. Tutti cercano Tanzi. E chi si fa avanti deve avere qualcosa di meglio e di più da offrire. Che cosa?