Carlo Bonini, Giuseppe D’Avanzo,La Repubblica, lunedi 23 marzo 2004, 23 marzo 2004
Fiorini ridacchia e puntualizza. «Questo importo va depurato del coefficiente di conversione dovuto agli interessi composti e scende dunque a 2,3 miliardi di euro»
Fiorini ridacchia e puntualizza. «Questo importo va depurato del coefficiente di conversione dovuto agli interessi composti e scende dunque a 2,3 miliardi di euro». A questo ammonta, dunque, il tesoro dilapidato o custodito chi lo sa dove da don Calisto? Fiorini: «Certo, qui ci può soccorrere fra’ Paolo Sarpi, quando descrive come utilizzavano i soldi delle indulgenze gli inviati di Papa Leone Medici in Germania: ”Spendevano in osterie e vino e in cose ancor più da tacere i soldi che il popolo aveva risparmiato”. Ma delle cose ancor più da tacere è meglio che ne parlino i magistrati e non un bucaniere come me». Un ”bucaniere” come Fiorini può invece vedere nelle ultime acquisizioni della Parmalat finanziata dalle banche americane il vecchio gioco del «cambio di cavallo». Come l’acquisto delle obbligazioni del Banco Totta o gli oneri finanziari aggiuntivi per 52 milioni di euro a favore di Credit Suisse First Boston. la trasformazione della Parmalat in «Sasea industriale». la favola rovesciata di Collecchio. L’azienda globale e di successo diventa la pattumiera dove le banche scaricano le industrie agroalimentari disastrate che hanno finanziato. Il bel principe azzurro diventa un brutto ranocchio preso a calci da chi passa. Ma questa è una storia che affronteremo nella prossima puntata.