Enzo Colimoro, Macchina del Tempo, aprile 2004 (n.4), 17 aprile 2004
Il fiammifero, dal latino flammifer (che porta fiamma), nasce il 7 aprile 1827, quando l’invenzione casuale del farmacista inglese John Walker (1781-1859) viene commercializzata in Gran Bretagna
Il fiammifero, dal latino flammifer (che porta fiamma), nasce il 7 aprile 1827, quando l’invenzione casuale del farmacista inglese John Walker (1781-1859) viene commercializzata in Gran Bretagna. Walker realizza un bastoncino con alla sommità (detta capocchia) una miscela di clorato di potassio, solfato di antimonio e gomma arabica che, per infiammarsi, deve essere sfregato su carta vetrata. Lo chiama ”Lucifero” e le prime scatole recano l’avvertenza: ”Si sconsiglia l’uso alle persone deboli di polmoni”. Successivamente il chimico francese Charles Saura modifica la formula di Walker utilizzando il fosforo, che elimina il fetido odore dei ”Luciferi” lasciando però inalterati i rischi per la salute. Bisognerà aspettare il chimico e teologo tedesco Rudolf Bottger (1806-1881) per rendere sicuro l’uso dei fiammiferi. Bottger colloca il fosforo sulla scatola, in modo che possa ugualmente innescare la fiamma, ma senza bruciarsi. Il primo vero fiammifero arriva agli inizi dell’Ottocento a Parigi, su preparazione di G. Chancel, che brevetta un’asticella di legno imbevuta di zolfo con la capocchia formata da una miscela di clorato di potassio e zucchero. Per incendiarsi deve essere immerso nell’acido solforico. In Italia, il primo stabilimento per la produzione dei fiammiferi con capocchia a base fosforica è impiantato a Napoli, a metà dell’Ottocento, dall’imprenditore piemontese Sansone Valobra, che riesce a vendere alla corte dei Borboni confezioni da venti pezzi per un ducato. Una curiosità: i fiammiferi, le cui scatole d’epoca sono ricercatissime dai collezionisti (le più rare sono quelle dedicate alla storia di Garibaldi, realizzate tra il 1880 e il 1905) hanno ispirato l’istituzione nel 1990 del Premio ”Zolfanello d’Oro” a Dogliani, paese in provincia di Cuneo. Il riconoscimento viene attribuito a un personaggio della cultura che ”si è infiammato per un’idea sfavillante”.