Nicola Nosengo, Macchina del Tempo, aprile 2004 (n.4), 17 aprile 2004
Se lo chiedono in molti: ma faranno davvero bene alla schiena quelle bizzarre sedie senza schienale, su cui non è nemmeno facile capire come sedersi? In effetti la teoria ergonomica dietro alle sedie come le ”Stokke”, create dal designer norvegese Peter Opsvik, è solida
Se lo chiedono in molti: ma faranno davvero bene alla schiena quelle bizzarre sedie senza schienale, su cui non è nemmeno facile capire come sedersi? In effetti la teoria ergonomica dietro alle sedie come le ”Stokke”, create dal designer norvegese Peter Opsvik, è solida. Il corpo umano non è nato per restare a lungo nella stessa posizione, ma le articolazioni e lo scheletro si sono evoluti in vista di un’attività motoria continua. In una sedia tradizionale l’angolo retto della seduta fa gravare per lungo tempo su un unico punto l’intero peso del corpo, costringendo la colonna vertebrale a una compressione. La normale curvatura in avanti del tratto lombare viene invertita e i dischi intervertebrali non possono più svolgere la loro funzione di ammortizzatori. L’angolo imposto dallo schienale ostacola anche il regolare flusso sanguigno, ”soffocando” muscoli, dischi intervertebrali, legamenti e nervi. Inoltre, la flessione delle anche provoca uno stiramento dei legamenti posteriori della colonna. La sedia ergonomica costringe invece a tenere il piano di appoggio inclinato in avanti, con una flessione delle anche di 60-70°, cosa che impedisce la curvatura errata delle vertebre lombari e fa sì che parte del peso si scarichi sulle ginocchia. L’assenza dello schienale, inoltre, ci porta naturalmente a cambiare spesso assetto, anche impercettibilmente, e quindi a evitare di concentrare lo sforzo sullo stesso punto per troppo tempo. Un fattore che ci fa sembrare la sedia ergonomica meno comoda di una tradizionale, se usata per pochi minuti, ma che fa una grande differenza per chi rimane seduto tutto il giorno.