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 2004  aprile 17 Sabato calendario

Angelo Vescovi (nella foto) è un’autorità nel campo delle cellule staminali da quando nel 1999 ha mostrato che le cellule nervose potevano trasformarsi in ematopoietiche in grado di produrre globuli rossi

Angelo Vescovi (nella foto) è un’autorità nel campo delle cellule staminali da quando nel 1999 ha mostrato che le cellule nervose potevano trasformarsi in ematopoietiche in grado di produrre globuli rossi. Oggi dirige, insieme a Giulio Cossu, l’Istituto di ricerca sulle cellule staminali presso il San Raffaele di Milano. La creazione di embrioni è indispensabile per produrre cellule staminali a fini terapeutici? Non credo. Le cellule staminali, in grado di differenziarsi e produrre più tipi di tessuti sono una grande promessa per la terapia, ma ci sono vari modi per ottenerle. Oggi lavoriamo con le cellule staminali prelevate dai feti vittime di aborti spontanei. Solo in Italia ci sono però ben 300mila embrioni prodotti per la fecondazione in vitro, i quali probabilmente non verranno mai impiantati. Oggi usare questi embrioni è proibito dalla legge italiana, e non fa certo piacere pensare di lavorare su quella che comunque è vita, ma se anche solo il 10% di queste cellule desse delle linee cellulari (una linea cellulare è un gruppo di cellule con lo stesso Dna), ciascuna con il Dna di un individuo diverso, e l’1% desse delle buone linee, avremmo già 3.000 tipi di cellule. Questo basterebbe a creare una banca cellulare capace di sviluppare qualsiasi terapia e con una varietà tale da escludere anche il rigetto da parte dei pazienti. E le altre vie? Ci sono le cellule staminali adulte provenienti dagli organi, ma è un percorso molto lento e sono pochi a livello internazionale a lavorarci. La terza via è ottenere staminali senza passare attraverso la produzione dell’embrione.  una strada molto ambiziosa e con solide basi scientifiche, ma sulla quale si investe molto poco. I pazienti spesso chiedono impianti di cellule staminali, ma quali sono i pericoli? Il trapianto di cellule staminali di fatto già avviene con quelle ”adulte” per il midollo osseo, nei pazienti colpiti da leucemia, o per la rigenerazione della cornea e della pelle ma, prima che si possa parlare di terapie più complesse con staminali ”embrionali” per la cura di malattie neurologiche come il Parkinson, dovremo capire come funzionano i meccanismi intimi delle cellule e come controllarli. Il pericolo, in realtà più teorizzato che verificato, è che queste cellule si replichino indiscriminatamente provocando un tumore.