Cinzia Gatti, Macchina del Tempo, aprile 2004 (n.4), 14 aprile 2004
Sul grande schermo le mosche sono delle vere star. Decine sono infatti i film che fanno riferimento, già a partire dal titolo, ai piccoli insetti
Sul grande schermo le mosche sono delle vere star. Decine sono infatti i film che fanno riferimento, già a partire dal titolo, ai piccoli insetti. Tra i più noti The Fly (La mosca) di David Cronenberg (1986): un giovane fisico (interpretato da Jeff Goldblum, con Geena Davis nella foto 1) sta progettando una macchina per teletrasportare la materia. Decide di provarla su se stesso. Non si accorge, però, di una mosca con lui nella capsula: da quel momento Brundle comincia lentamente ma inesorabilmente a cambiare. Il computer gli rivela l’orribile verità: fusione a livello molecolare-genetico con la mosca. Cronenberg si era ispirato a una pellicola omonima del 1958, diretta da Kurt Neumann (foto 2). Il fascino di questo insetto non poteva lasciare indifferente il maestro del cinema noir italiano, Dario Argento, che nel 1971 ha girato Quattro mosche di velluto grigio: pedinato da tempo da uno sconosciuto, un batterista d’orchestra uccide involontariamente il suo inseguitore. Da quel momento viene perseguitato da un testimone, che lo coinvolge in una serie di inspiegabili omicidi, fino a quando la polizia riesce a utilizzare un nuovo ritrovato scientifico che permette di fotografare l’ultima immagine impressionata sulla retina della vittima: quattro mosche grigie, appunto. Come mosconi che ronzano sempre negli stessi luoghi, così gli avventori di un bar della periferia newyorchese trascinano le proprie esistenze: sono i protagonisti di Mosche da bar del 1996. Del 2003 è invece Il ronzio delle mosche: in uno scenario futuro, un’équipe di scienziati cerca di riportare la follia per combattere la noia. Vengono così reclutati gli ultimi pazzi, tra cui Felice, dolce e ossessionato dalle mosche. Ma gli scienziati non riusciranno a scoprire il segreto del ”ronzio delle mosche” in testa, cioè della follia. Non meno inquietanti sono le mosche nella letteratura. Come dimenticare Il signore delle mosche, di William Golding, da cui è stato tratto anche un film? Un aereo precipita su un’isola deserta e gli unici superstiti sono dei bambini. Presto si dividono in due gruppi: quello dei cacciatori adora il ”signore delle mosche”, simbolo del male, rappresentato da una testa di maiale infissa su un palo e circondata da nugoli di questi insetti. una storia sulla naturale malvagità umana. ’Dio creò la mosca” di Martin Brookes (sopra in alto, la copertina) ha come protagonista il moscerino della frutta, che ha indicato la strada per rispondere ad alcune delle domande fondamentali della biologia. Infine, cult nel suo genere è ”Calliphora” di Patricia Cornwell (sopra, la copertina). La morte misteriosa di una ricca signora in Louisiana ha molti punti in comune con la scomparsa di alcune donne. Sarà la detective Kay Scarpetta a occuparsi del caso dopo un periodo di riposo dal mondo delle mosche necrofaghe (calliphora, appunto).