Cinzia Gatti, Macchina del Tempo, aprile 2004 (n.4), 14 aprile 2004
Il suo nome, Drosophila melanogaster, significa ”amante della rugiada con addome nero”, ma forse i più la conoscono come moscerino della frutta (a sinistra)
Il suo nome, Drosophila melanogaster, significa ”amante della rugiada con addome nero”, ma forse i più la conoscono come moscerino della frutta (a sinistra). Sì, proprio quello che in estate prende di mira i centrotavola e trasforma pesche e ciliegie in piccoli ammassi neri: per la maggior parte di noi è solo un insetto fastidioso, per i biologi un alleato nelle ricerche in genetica. A ”scoprirlo” è stato, all’inizio del secolo scorso, il biologo Thomas Hunt Morgan (in basso a sinistra). Piccola, economica e con un ritmo riproduttivo intensissimo, la drosophila sembrava il candidato ideale per gli studi di biologia. Proprio grazie a lei, Morgan scoprì che i geni sono disposti linearmente sui cromosomi. Riuscì a dimostrare che cromosomi e geni vengono trasmessi in modo conforme a quanto previsto dalle leggi di Mendel. Questi studi gli valsero il Nobel per la medicina nel 1933. Sessantasette anni dopo, nel 2000, viene pubblicata la sequenza del genoma dell’insetto.