Cinzia Gatti, Macchina del Tempo, aprile 2004 (n.4), 14 aprile 2004
Mosche e mosconi non sono soltanto fastidiosi: in molti casi sono una vera e propria calamità naturale
Mosche e mosconi non sono soltanto fastidiosi: in molti casi sono una vera e propria calamità naturale. Gran parte della diffidenza nei confronti di questi insetti è legata al fatto che possono veicolare malattie anche mortali. In alcuni casi, però, ci danno una mano. Il più prezioso contributo da parte delle mosche è al servizio della giustizia. Da un po’ di anni chi indaga sulla scena di un delitto raccoglie ed esamina non soltanto impronte digitali e altri indizi, ma anche le larve presenti nel cadavere della persona uccisa. Le mosche della carne appartenenti ai generi Calliphora, Lucilia e Sarcophaga individuano molto rapidamente la presenza di un cadavere e si precipitano su di esso per deporvi le larve, che si nutrono dei tessuti in decomposizione. Dal momento che ogni specie di mosca predilige un habitat ben preciso, studiando il tipo di larva è possibile capire se l’omicidio è stato compiuto sul luogo del ritrovamento oppure se il cadavere è stato trasportato fin lì, ma anche a quando risale la morte. Per esempio, se all’interno di un cadavere ritrovato in un bosco sono presenti larve di mosche che vivono soltanto in città, è evidente che qualcuno ha spostato il corpo per farne sparire le tracce o sviare i sospetti. La disciplina che sfrutta queste conoscenze in ambito giudiziario è nata nel 1800 e si chiama entomologia forense; viene utilizzata in ambito processuale soprattutto negli Stati Uniti, ma sta prendendo piede a poco a poco anche in Italia. Del resto, l’idea di sfruttare l’attività delle mosche per risolvere delitti non è poi così recente: un manuale di medicina del XIII secolo racconta di un investigatore cinese che risolse brillantemente un caso di omicidio compiuto con un comune falcetto mettendo in riga gli abitanti del villaggio, ognuno col proprio arnese posato davanti ai piedi. Nonostante le mosche presenti nell’aria fossero numerose, un gran numero di esse si posò su un solo falcetto, quello che riportava ancora le tracce di sangue della vittima. Tuttavia, la mosca è sempre stata considerata un essere sgradevole. Viene, infatti, associata alla sporcizia e alla decomposizione degli organismi, anche se svolge un’azione benefica perché smaltisce i batteri presenti nelle sostanze in putrefazione. «Non si parla mai della bellezza della mosca: si ammirano le forme e i colori delle farfalle, l’eleganza delle vespe, i preziosi riflessi metallici di coleotteri e scarabei. Eppure la mosca è utilissima all’interno del proprio ecosistema, perché ripulisce l’ambiente» spiega Margherita Turchetto, docente di zoologia all’università di Padova. E, in molti casi, questi insetti potrebbero trasformarsi addirittura in nostri utili alleati. Da qualche anno, per esempio, è stato scoperto il ruolo che potrebbero svolgere in medicina. «Nel Regno Unito e nell’America del Sud» continua l’esperta «si utilizzano le larve delle mosche per curare le ferite: queste si nutrono di pus e batteri, e così ripuliscono i tessuti infetti». Nel nostro Paese questa tecnica non viene utilizzata: in gene-re gli insetti sono impiegati soprattutto nelle regioni più calde, man mano che si sale come latitudine il loro numero diminuisce, e di conseguenza anche il loro impiego da parte dell’uomo. Lo stesso discorso vale, ad esempio, in campo alimentare. «Nelle regioni tropicali ed equatoriali ci sono popolazioni che si cibano di questi insetti» spiega ancora Margherita Turchetto «le loro larve infatti sono molto grasse e ricche di proteine, che accumulano in particolare prima della muta, e possono costituire una buona alternativa alla carne, laddove vi sia carenza. C’è chi sostiene che potrebbero rappresentare una via d’uscita nelle regioni in cui c’è crisi di proteine animali. In Amazzonia e nella foresta tropicale, per esempio, le larve delle mosche vengono mangiate sia cotte che crude, e sono riservate soprattutto alle donne gravide, che hanno bisogno di un apporto nutritivo superiore. Noi, grazie agli allevamenti, abbiamo un’alimentazione ricca di proteine e quindi non sentiamo la necessità di integrare la dieta con queste sostanze: tutt’al più potrebbero diventare un alimento esotico. C’è qualcun altro, tuttavia, che trae nutrimento dalle mosche. Questi insetti, e in particolare le loro larve, vengono utilizzati nell’allevamento per preparare farine animali: si tratta principalmente di larve acquatiche per pesci e hanno diversi vantaggi, come il fatto che sono poco costose e relativamente facili da produrre». Passiamo adesso agli aspetti negativi: le mosche possono trasmettere malattie. L’esempio forse più noto è quello della tse-tse, responsabile della malattia del sonno: l’insetto veicola il tripanosoma, l’agente che scatena l’infezione, creando enormi problemi sia all’uomo sia agli animali. Assente nelle nostre regioni e diffusa soprattutto nelle fasce tropicali e subtropicali del continente africano, infetta ogni anno migliaia di persone e capi di bestiame, con danni enormi per l’economia e le popolazioni locali. In passato, quando le condizioni igieniche lasciavano molto a desiderare e non esistevano i mezzi di cura e profilassi di cui disponiamo oggi, le mosche avevano un ruolo chiave nella trasmissione delle patologie: nel Medioevo erano considerate una specie di punizione divina, tanto che quando invadevano le colture veniva chiamato di corsa il prete per benedire il campo con l’acqua santa. In occasione poi di guerre, pestilenze o altre catastrofi che portavano con sé morte e minore attenzione per le condizioni igieniche primarie arrivavano a frotte diffondendo rapidamente le malattie più comuni. Le mosche in genere sono vettori passivi, trasportano cioè passivamente l’agente responsabile della malattia; alcune specie, però, fanno anche da vettori biologici: in questo caso non è la mosca a trasportare l’agente patogeno, ma il parassita a compiere parte del proprio ciclo vitale all’interno di essa. Del resto questi insetti, che prediligono ambienti come le discariche, le macellerie, le pescherie, e in generale i luoghi dove ci siano grandi quantità di cibo, si spostano incessantemente da un posto all’altro, posandosi su alimenti, escrementi e immondizie e diventando così il veicolo ideale per gli agenti patogeni. Alcune mosche, inoltre, succhiano il sangue e possono provocare anemie: le responsabili sono soprattutto le femmine, che hanno bisogno delle proteine contenute nei tessuti ematici per produrre le uova. D’altro canto è stata proprio la presenza dell’uomo a dare impulso alla proliferazione delle mosche: l’aumento degli allevamenti di animali e dei rifiuti ha creato habitat ideali per questi insetti, che non hanno certo perso tempo a colonizzare i centri abitati. Non sono soltanto uomini e animali a subire i danni provocati dalle mosche. «La globalizzazione e il trasporto di merci da un continente all’altro hanno favorito l’introduzione di nuove specie in ambienti in cui prima non erano presenti: questo ha provocato danni all’agricoltura, perché le mosche possono veicolare parassiti delle piante» precisa Margherita Turchetto. Anche per questo l’uomo ha cercato da sempre di eliminare questo insetto con pesticidi via via sempre più efficaci. «La lotta agli insetti negli ultimi anni si è orientata verso le alternative biologiche. Questo tipo di armi, però, ha un grosso problema: il più delle volte non sono mirate e quindi si rischia di usare competitori dannosi anche per altri animali. successo con le zanzare: il bacillus thuringensis, per esempio, compete con i batteri che fertilizzano il terreno e questo ha creato danni in agricoltura». In India alcuni agricoltori non riescono più a coltivare il riso per la presenza di questo batterio. Ecco dunque che, forse, l’arma più efficace contro le mosche è l’igiene: «Nel secolo scorso, quando le auto hanno sostituito le carrozze nelle grandi città, il numero delle mosche attirate dagli escrementi dei cavalli ha iniziato a scendere, determinando prima la riduzione e poi la scomparsa di varie malattie» dice Turchetto. Sebbene siano riuscite a conquistarsi senza grossi problemi ogni piccola regione abitata dall’uomo, anche le mosche hanno i loro nemici. Tra i predatori più comuni vanno sicuramente ricordate le piante e i funghi carnivori, che attraggono le proprie prede con il loro odore nauseabondo di carne in decomposizione e con i colori rosso, verde e bruno, ma anche alcune specie di anfibi, rettili e uccelli. Nematodi e acari, invece, parassitano le mosche provocandone la morte o inibendone la riproduzione. Più vulnerabili sono sicuramente le larve delle mosche, molto appetibili per insetti come i coleotteri, imenotteri (formiche), i ragni e i piccoli vertebrati. Come le pupe, inoltre, anche le larve possono essere attaccate dai parassiti: una specie dell’ordine degli imenotteri depone le uova all’interno delle pupe di mosca, che in questo modo diventano il loro nutrimento principale. Per la maggior parte di noi, comunque, la mosca è solo un insetto fastidioso. Avete presente quelle persone un po’ insistenti e petulanti che non lasciano in pace il malcapitato neanche di fronte ai primi segni di cedimento? Secondo il mito greco, un tempo c’era una ragazza fatta proprio così. Si chiamava Myia ed era follemente innamorata del bell’Endimione, che non smetteva mai di tormentare, neanche durante il sonno. La sua rivale in amore, Selene, esasperata dal suo atteggiamento, decise allora di punirla e la trasformò in una mosca: ma nonostante la metamorfosi, la piccola Myia continuò a importunare l’amato, proprio come fanno tutte le mosche con gli uomini. Cinzia Gatti