Mario Torre, Macchina del Tempo, aprile 2004 (n.4), 14 aprile 2004
Fino al 1968 si pensava che nello spazio interstellare non potessero esistere molecole composte da tre o più atomi a causa dell’estrema rarefazione, cioè della bassissima concentrazione di atomi che sfavorisce le reazioni chimiche che portano alla formazione delle molecole
Fino al 1968 si pensava che nello spazio interstellare non potessero esistere molecole composte da tre o più atomi a causa dell’estrema rarefazione, cioè della bassissima concentrazione di atomi che sfavorisce le reazioni chimiche che portano alla formazione delle molecole. Si riteneva inoltre che, se anche le molecole si fossero formate, l’intenso campo di radiazione le avrebbe immediatamente scisse di nuovo nelle loro componenti fondamentali. Questa visione ha però dovuto cedere il passo davanti alla continua scoperta di molecole, anche relativamente complesse. Alla domanda ”Come si sono formate?” non c’è ancora una spiegazione definitiva, ma le ipotesi più accreditate – al momento – sono tre. Le molecole potrebbero formarsi all’interno delle nebulose protoplanetarie (le nubi di materia che circondano le stelle e da cui si formano i pianeti) durante il processo che porterà poi alla formazione dei sistemi solari. Un’altra ipotesi prevede che le molecole più semplici si formino attorno a stelle fredde e poco dense, come le giganti rosse, che poi le emetterebbero sotto forma di ”vento solare” nello spazio circostante. Le molecole più complesse si formerebbero poi per aggregazione di questi composti semplici in tempi estremamente lunghi. Sempre maggior attenzione, tuttavia, ha ricevuto in anni recenti l’ipotesi che i grani di polvere interstellare funzionino da reattori chimici in miniatura, grazie alle numerose reazioni che possono avvenire nei ghiacci che ricoprono la loro fredda superficie. Ma, al di là di come si formano, molte di queste molecole hanno un interesse esobiologico (l’esobiologia è una recente branca della biologia che studia la possibilità di vita extraterrestre), in quanto la maggioranza di queste molecole sono in realtà molecole organiche, cioè composti del carbonio. Ne sono esempi la formaldeide e l’acido formico. Non sembra, tuttavia, che la complessità delle molecole organiche che si trovano nello spazio vada di molto oltre la soglia dei precursori: non è stata finora trovata traccia, per esempio, del più semplice degli aminoacidi, la glicina (C2H5O2N). Anche se alcuni anni fa si pensava di averne individuata la presenza nella nube Sagittario B2, che comprende gran parte delle molecole finora individuate nello spazio, questa scoperta non è mai stata confermata.