L’Indipendente 4/04/2004, 4 aprile 2004
Le origini del supplizio chiamato crocifissione, largamente diffuso nel mondo antico (lo usavano persiani, sciti, tauri, celti, bretoni, germani, cartaginesi, greci, giudei e romani) non sono determinabili con esattezza
Le origini del supplizio chiamato crocifissione, largamente diffuso nel mondo antico (lo usavano persiani, sciti, tauri, celti, bretoni, germani, cartaginesi, greci, giudei e romani) non sono determinabili con esattezza. Pubblico, umiliante e doloroso, era riservato a gente considerata pericolosa dall’establishment (ribelli, banditi, traditori, disertori, assassini), allo scopo di terrorizzare la gente e scoraggiare rivolte. Cicerone e lo storico ebreo Giuseppe Flavio la ritengono la forma peggiore di morte. Le fonti greco-romane citano alcune varianti: crocifissione a una croce, a un albero o a un tabellone. In genere, prima di essere appesi i condannati erano torturati con frustate, bruciature o battiture, quindi venivano fatti marciare verso il luogo dell’esecuzione portando il braccio orizzontale della croce. Talvolta sulla croce o accanto ad essa si collocava un cartello con la causa poenae, la motivazione della condanna (nel caso di Gesù c’era scritto, in ebraico, latino e greco, «Il re dei Giudei»). La morte, più o meno rapida a seconda della costituzione fisica della vittima e delle torture patite, giungeva per asfissia.