L’Indipendente 4/04/2004, 4 aprile 2004
La sera del 14 del mese di nisan (giovedì 6 aprile del 30 d.C.), Gesù fu arrestato dalla polizia del Tempio
La sera del 14 del mese di nisan (giovedì 6 aprile del 30 d.C.), Gesù fu arrestato dalla polizia del Tempio. Nonostante la festività pasquale, il sinedrio (consiglio supremo con funzione amministrativa, giudiziaria e legislativa) si riunì nottetempo in seduta ristretta presieduto dal sommo sacerdote Caifa. L’eccezionalità del caso lo consentiva: Gesù era accusato di essere un «corruttore del popolo», il crimine più grave. Dopo l’escussione dei testimoni, rivelatasi inutile (si contraddicevano), Caifa si rivolse direttamente a Gesù chiedendogli se fosse davvero lui il Messia. Avendo ricevuto risposta positiva, il sinedrio giudicò di trovarsi di fronte a un bestemmiatore reo confesso, meritevole di morte. L’indomani mattina, dopo la ratifica del consiglio in seduta plenaria e la preparazione del protocollo scritto con l’accusa, Gesù fu consegnato al procuratore romano (l’unico autorizzato a far eseguire la condanna) che prima lo interrogò, senza trarne concrete ipotesi di reato, poi propose di liberarlo per l’amnistia pasquale, infine accettò di buon grado la volontà popolare (che voleva libero un certo Barabba) e lo avviò al supplizio.