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 2004  aprile 03 Sabato calendario

Paolini Christopher

• Southern California (Stati Uniti) 17 novembre 1983. Scrittore • «Aveva solo quattordici anni quando ha iniziato a scrivere Eragon, il primo volume della trilogia Inheritance, che in America ha sorpassato Harry Potter piazzandosi [...] al primo posto nella classifica dei bestseller per bambini sia del ”New York Times” che di ”Publishers Weekly”. Dal suo debutto in America [...] la storia del 16enne Eragon e del giovane drago Saphira, alleati contro gli oscuri e perfidi poteri del magico reame medievale di Alagaësia – ha venduto oltre un milione di copie ed è già stato acquistato dalla Fox, che lo trasformerà nel suo più importante film del Natale 2005. [...] Non male per l’ex enfant prodige, istruito a casa dai genitori in un villaggio sperduto del Montana, che per promuovere il suo libro – pubblicato in proprio da papà e mamma usando tutti i loro magri risparmi, prima di essere acquistato da Knopf per 375 mila euro – girava l’America vestito da giullare medioevale. Quando ha cominciato a scrivere Eragon? ”Mi sono sempre piaciuti i grandi progetti. Dopo la maturità liceale, a quattordici anni, sentivo il bisogno di fare qualcosa e decisi di scrivere un libro. Ma non avrei mai immaginato che potesse diventare un miracolo di queste dimensioni! All’inizio, pensavo di scrivere una storia per me stesso, non destinata ad altri e, certamente, non da pubblicare”. I suoi genitori l’hanno incoraggiata? ”Moltissimo. Senza il loro pungolo e sostegno, non ci sarebbe il libro. Sono stati loro i maestri miei e di mia sorella, che come me non ha mai frequentato la scuola regolare. Per Eragon, in cui hanno creduto sin dall’inizio, hanno trasformato completamente la loro vita”. Com’è nata la trilogia dell’Inheritance? ”Dalla passione che ho sempre avuto per le storie di magia e per come sanno trasportare il lettore in luoghi fantastici. Quando ho letto Jeremy Thatcher, Dragon Hatcher di Bruce Coville, mi sono chiesto cosa avrei fatto se avessi trovato un uovo di drago e se questo si fosse schiuso. All’inizio, quando l’ho creato, Eragon ero io. Anche perché, per un autore di quattordici anni, scrivere di sé è la cosa più facile del mondo. Ma mentre la storia cresceva, mi sono reso conto che Eragon si lanciava in imprese che io ovviamente non avevo mai sperimentato: lottava contro mostri e volava sulle ali di un drago. Insomma, Eragon è diventato un personaggio autonomo e ne sono molto contento”. Cosa si proponeva di fare creando un nuovo linguaggio? ”Durante la prima stesura di Eragon, mi serviva inventare una parola per ’fuoco’. Ma doveva avere il suono di una lingua antica, una consuetudine delle pratiche di magia. Siccome a casa avevamo un dizionario etimologico, l’ho preso e ho cominciato a sfogliarlo. A un certo punto ho trovato un’oscura parola scandinava medievale (’brisingr’) che voleva appunto dire ’fuoco’. Mi è piaciuta tanto che decisi di basare la mia lingua inventata su quest’antica parlata nordica. Per trovare altre parole, mi misi a navigare il web, scoprendo diversi dizionari di quell’idioma. La pronuncia e la grammatica della mia ’lingua antica’ non hanno invece niente a che vedere con lo scandinavo medievale perché volevo riconfezionare il tutto a modo mio”. E le altre due lingue che ha usato per Eragon? ”Inventate di sana pianta. Per questo sono molto più complete e complesse della ’lingua antica’. Ma anche per queste mi sono servito di Internet, dove ho trovato dei siti eccezionali su come costruire lingue immaginarie. Queste risorse si sono dimostrate preziosissime. Ho cominciato quasi per scherzo e poi mi sono reso conto che le mie lingue davano a Eragon una profondità e un respiro che altrimenti non avrebbe avuto. Senza contare che rendevano più credibili le varie culture che s’incrociano nel mio libro. Sulla grammatica, sulla pronuncia e sul funzionamento di una lingua ho imparato cose che andavano ben al di là delle mie intenzioni. Tutto questo ha finito per arricchire la mia padronanza dell’inglese e per uno scrittore non c’è niente di meglio”. Si è ispirato a Tolkien? ”Certo. Mi è sempre piaciuto il mondo di Tolkien, popolato di hobbit, elfi e nani. E anche la storia epica della caccia all’anello. Come Tolkien, mi sono ispirato alle saghe nordiche, della vecchia Inghilterra, e islandesi”. Cosa pensa dell’ultima versione cinematografica dei libri di Tolkien? ”Mi ha fatto un immenso piacere vedere che Il Signore degli Anelli è riuscito ancora una volta a trovare la via del grande schermo. Il successo di questi film ha aperto la strada ad altre opere del genere fantasy. Il regista Peter Jackson e tutti quelli che hanno collaborato alla realizzazione della trilogia meritano il sommo riconoscimento per l’impegno che hanno messo nel trasferire il mondo di Tolkien dalle pagine allo schermo”. A parte Tolkien, quali sono state le sue altre influenze? ”Da bambino e poi crescendo, ho letto un sacco di classici, dai fratelli Grimm all’Eneide. Gli autori che più mi hanno influenzato sono stati David Eddings, Andre Norton, Brian Jacques, Anne McCaffrey, E. R. Eddings, J. R. R. Tolkien ma devo molto anche alla musica del grande Richard Wagner e al suo Anello dei nibelunghi”. Chi sono i suoi autori preferiti? ”Jane Yolen, Ursula K. Le Guin, Brian Jacques, Edgar Rice Burroughs, Roald Dahl, Robert Louis Stevenson, Gary Paulson. Quanto ai libri, direi la trilogia Queste oscure materie di Philip Pullman, Dune di Frank Herbert e Anna Karenina di Tolstoj”. anche lei un fan di Harry Potter? ”Certo, ammiro moltissimo J. K. Rowling per il contributo che ha dato alla letteratura per i giovani e per avere allargato il pubblico dei lettori”. [...] Come vive le sue origini italiane? ”Ne sono molto fiero. Sia che si traducano nell’amore per l’arte o nella cucina della mamma”» (Alessandra Farkas, ”Corriere della Sera” 3/4/2004).