1 aprile 2004
Tags : Robert. Merle
Merle Robert
• Nato a Tebessa (Algeria) il 28 agosto 1908, morto a Parigi (Francia) il 28 marzo 2004. Scrittore. Storico. «Era il 1949 e i parigini, tremebondi, sentivano ancora echeggiare sul selciato gli stivali della Wehrmacht. Si narra che ci fu una grossa lite, in un mattino di aprile, nello studio di Gaston Gallimard, editore di prestigio. Jean-Paul Sartre e Raymond Queneau difendevano ad alta voce e con toni striduli un libro di uno ”sconosciuto”, tale Robert Merle, in pratica il suo primo scritto di valore. Era intitolato Week-end à Zuydcoote. Gaston Gallimard si spaventò: i suoi due autori preferiti (nel senso che facevano incassare migliaia di franchi alla casa editrice) minacciavano le dimissioni. Week-end à Zuydcoote di Robert Merle, che allora aveva 41 anni ed era stato prigioniero in Germania, doveva essere pubblicato. Gallimard si arrese, il libro vinse il Premio Goncourt con il suo linguaggio trucido che faceva rabbrividire i benpensanti usciti dai tombini della collaborazione con i tedeschi. Poi, qualche anno dopo, se ne fece anche un film diretto da Henri Verneuil. C’era, come attore principale, un giovanissimo Jean-Paul Belmondo. Il film è fedele al libro e racconta le ultime sequenze della disfatta a Dunkerque, che lo stesso Robert Merle aveva vissuto. Ci mostra le truppe francesi ammassate sulla costa belga, disperate, abbrutite, e un Belmondo che appare come un soldato cinico e antimilitarista, che vuole fuggire con una donna, interpretata dall’attrice Catherine Spaak. Ma il destino, fra tanto sangue e ululati di Stukas tedeschi, è giustamente infausto per questo militare che non ha il senso della Patrie. Robert Merle scrisse molto e guadagnò molto, specie come storico. Un altro suo romanzo, La mort est mon métier, faceva parlare, in prima persona, un Waffen SS. Era il racconto di un uomo che aveva perso la propria umanità. Poi ci furono le opere consacrate al rapporto tra gli animali e gli esseri umani, come Un animal doué de raison sul linguaggio dei delfini (1967) sfruttato dall’esercito americano. Malevil (1972) narra di una guerra atomica che distrugge quasi tutta la vita umana. E infine La fortune de France, in tredici volumi, la storia ”umanizzata” della Francia. Merle era sempre stato un accanito pacifista. Nel 2003 aveva ottenuto il Premio Jean Giono. ”Mi accontento della mia vita”, disse. E pudicamente aggiunse: ”Troppa grazia...”» (Ulderico Munzi, ”Corriere della Sera” 1/4/2004).