Varie, 1 aprile 2004
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DE CARVALHO Otelo Saraiva Lourenco Marques (Mozambico) 31 agosto 1936 • «’Grandola, vila morena, terra da fraternidade
DE CARVALHO Otelo Saraiva Lourenco Marques (Mozambico) 31 agosto 1936 • «’Grandola, vila morena, terra da fraternidade...”. Il comandante Otelo Saraiva de Carvalho canta benissimo. ”Da ragazzo ho vinto il festival della mia città, Lourenço Marques, Mozambico, con una canzone italiana, Papaveri e papere”.”... O povo é quem mais ordena, dentro de ti, ó cidade”.La rivoluzione portoghese cominciò trent’anni fa con un fiore rosso e una canzone, e coerentemente divenne presto un romantico pasticcio. Comandava lui. Il capitano di un esercito coloniale che guida un golpe antifascista. Progetta un secondo golpe comunista. E sceglie la musica che dà inizio all’insurrezione, la notte del 25 aprile 1974. ”A dire il vero ne volevo un’altra, sempre di José Afonso. Una canzone più politica, Venham mais cinco, che chiamava a raccolta il popolo. Ma il mio amico Joao Paulo Diniz, che era stato caporale con me in Africa e lavorava alla radio cattolica, mi disse che quel disco proprio non l’aveva”.Così a mezzanotte e venti Rádio Renascença trasmette ”Grandola, vila morena”.’O povo é quem mais ordena”, è il popolo che comanda. Prigioniero del suo stesso mito, l’ufficiale di Salazar si farà seguace di Castro. Fascista, e comunista. Colonialista, e terzomondista. Eroe, e condannato a 18 anni per terrorismo. Le foto da ragazzo sono in mimetica, da adulto con garofano rosso e pugno chiuso. Quand’era l’uomo forte del Portogallo riceveva i giornalisti scendendo dall’elicottero con i capelli rasati e una casacca di pelle nera. Ora Otelo de Carvalho ha il riporto e siede in un caffè in riva al Tago. ”Sono nato il 31 agosto del 1936 e quasi subito mi sono ammalato di malaria. Poi, di epatite. Mio padre era un funzionario coloniale. Mio nonno paterno un attore di teatro, morto durante una tournée in Angola. Mio nonno materno un ufficiale della marina, che aveva servito a Goa e in Africa”.Otelo partecipa di entrambe le nature. A cominciare dal nome shakespeariano, che evoca e il palcoscenico e le armi. ”Chiesi a mio padre il denaro per andare in America, all’Actor Studio. Mi disse di no. Entrai nell’esercito. Ora il regime di Salazar è dipinto come blandamente autoritario. Frottole. Era fascismo. La Legione. L’Estado Novo. Il mito della razza. Una polizia politica, la Pide, da tremila informatori e decine di torturatori. Noi ragazzi con la divisa della Mocidade, i balilla. In Africa, segregazione, braccianti pagati un dollaro al mese, una guerra coloniale da 14 anni, 11 mila morti e 30 mila mutilati”.Quel Portogallo dà le spalle all’Europa e veglia sui resti di un impero sparso per gli oceani, Macao, Timor, Capo Verde. Quando Nehru muove le truppe per riprendersi Goa e le altre enclave portoghesi in India, Salazar ordina di resistere sino all’ultimo uomo. Non sarà obbedito. In Africa l’ordine è soffocare la rivolta nel sangue. ”Dal ’61 al ’63 combatto in Angola contro un guerrigliero dal nome letterario, Holden Roberto, che fa strage di donne e bambini. Dal ’65 al ’67 comando una compagnia. Nessuna arma automatica, solo ferrivecchi e baionette. Rastrelliamo gli accampamenti dei ribelli della Sierra Mucaba. Guido un pugno di uomini isolati in spazi immensi. Ma è così che un capitano diventa un capo”.I luoghi in cui si forma Otelo de Carvalho non sono fucine di progressismo: l’Accademia militare di Amadora, la Scuola d’artiglieria, lo Stato maggiore del generale Antonio de Spínola, sezione guerra psicologica. Il suo percorso sembra confermare che il marxismo attecchisce bene al fascismo. Forse però non sono le ideologie a guidarlo, ma le suggestioni. Il romanticismo. La guerra. Molti suoi commilitoni avevano letto Fanon. Qualcuno, Vittorini. ”Io soltanto Salgari. Al liceo di Lourenço Marques qualche compagno cercava Marx, Engels, Lenin, ed era finito in carcere; tra loro c’era Fernando Gil, il più grande filosofo portoghese vivente. Io non ho mai letto Il Capitale. Il mio libro proibito è stato I sotterranei della libertà di Amado. E poi Amilcare Cabral, il capo dei ribelli della Guinea Bissau. Un personaggio da leggenda, un ingegnere che sapeva scrivere, combattere, suonare. Ho combattuto in Guinea dal ’70 al ’73. Al quartier generale leggevamo i libri di Cabral perché ci avevano detto di studiare il nemico. Così ho capito che il nemico aveva ragione”.Tornato a Lisbona, Otelo è uno dei fondatori del movimento dei capitani. Ci si vede in campagna o nel suo appartamento al primo piano di un condominio di periferia. Il 25 aprile nasce così. Gli ufficiali hanno bisogno di un capo. Lo trovano nel comandante di de Carvalho in Guinea, Spínola. Ufficiale di cavalleria, guanti nella destra, frustino nella sinistra, monocolo, non ha il fisico del ruolo del rivoluzionario. Ma ha l’appoggio degli industriali del Nord e ha appena pubblicato un libro contro la dittatura, Il Portogallo e il futuro, 250 mila copie in un mese. A guidare le operazioni però è Otelo. ”Intimo la resa al comandante della Guardia repubblicana. Quello mi dice di richiamare. Lo avverto: colonnello lei non ha capito, la prossima volta io non telefono, io sparo. Poi mando cento blindati a occupare il Terreiro do Paco, la grande piazza sul Tago. L’ordine è di muoversi con rispetto e cautela. Alla testa della colonna c’è un mio amico, il capitano Salgueiro Maia. Lo contatto via radio alle 5 del mattino e sento che è fermo in piazza Marques de Pombal. Allarmato, chiedo se ci sono ostacoli. Mi risponde che il semaforo è rosso”.La chiamano la rivoluzione dei garofani, ma Vittorini stavolta non c’entra. ”I garofani non erano previsti. Un ristoratore che festeggiava l’anniversario del suo locale aveva mandato una cameriera, Celeste Ceiros, al mercato dei fiori del Rossio. Quando vede i blindati, Celeste capisce che il pranzo non si fa più. Regala i fiori ai soldati, che li infilano nelle canne dei fucili”.Marcelo Caetano, l’erede di Salazar, si arrende a una sola condizione, poter uscire dal portone anziché dalla finestra sul retro. ”Cinquemila uomini bastarono ad abbattere un regime durato cinquant’anni. Il fascismo più lungo. Lisbona impazzì. La gente faceva la fila per i film proibiti, persino per La corazzata Potemkin. I sospetti pagavano inserzioni sui giornali con la propria foto e la scritta: non sono mai stato una spia. In compenso le spie accorrevano da tutte la parti. All’ambasciata americana c’erano quattro funzionari; pochi giorni dopo erano decine”.Comincia una partita a scacchi incomprensibile fuori dal clima degli Anni Settanta, quando pare che la guerra fredda la possano vincere i comunisti, o almeno che l’Occidente la possa perdere. Racconta il leader socialista Mario Soares che ”Kissinger mi consigliava di rassegnarmi; il Portogallo era perduto, e io sarei stato il nuovo Kerenski. Gli risposi che non mi sarei arreso. E andai dal premier britannico Callaghan, che mi promise appoggio contro un eventuale golpe rosso”.Per Otelo i cattivi sono ovviamente gli americani, in particolare il nuovo ambasciatore Frank Carlucci, ”un uomo di trame oscure, che era stato in Brasile quando i militari presero il potere, in Congo quando fu ucciso Lumumba. Noi, fatta la rivoluzione borghese, cominciamo a pensare alla rivoluzione popolare. Gli operai vengono da me a chiedere l’ordine di insurrezione. Ne ho in mente uno della Lisnave, con i baffoni neri, che ogni sera mi chiede: è per domani? è per dopodomani? Arrivano anche dall’estero, dall’Italia, ricordo un’affascinante Rossana Rossanda, mentre Oriana Fallaci purtroppo non riesco a incontrarla, e si arrabbia molto. Tutti i partiti cercano i militari. Ma io diffido dei comunisti di Cunhal, che obbediscono a Mosca e saranno la causa principale della nostra sconfitta”.Lo affascina il Prp, partito rivoluzionario del proletariato, guidato da Isabel do Carmo, che si è battuta contro Salazar. ”Vogliamo il potere popolare. I soviet, così com’erano prima di essere egemonizzati da Lenin”.Il soviet di Otelo si chiama Copcon, comando operativo del continente, un esercito semiprivato di 70 mila uomini. Nasce allora la leggenda nera del rivoluzionario playboy, che gira su una Miura rossa e ordina Chivas al night. Raccontano che sia stato tra gli ufficiali che portarono la bara di Salazar. Lui prepara la seconda rivoluzione. Quando, il 28 settembre 1974, Spínola invita la ”maggioranza silenziosa” a manifestare per il ritorno all’ordine, de Carvalho va in tv a chiamare il popolo sulle barricate. Spínola si dimette. Cinque mesi dopo tenta un colpo di Stato, che fallisce. Comincia la fase più convulsa: terre ai contadini, banche e industrie allo Stato; fuorilegge la democrazia cristiana, occupato Republica giornale socialista. A Lisbona ci sono più partiti comunisti degli eteronimi di Fernando Pessoa. Scioperano tutti; un giorno per la prima volta nella storia sciopera pure il governo. Otelo si agita. Viaggia. ”Vado a Stoccolma e passo un’intera notte all’Harpsund a discutere con Olof Palme, per convincerlo della superiorità della democrazia diretta sulla socialdemocrazia. Un giorno ricevo una donna bellissima, Anita Silva Pais, figlia dell’ex capo della Pide. Mi porta un invito di Castro. Il 26 luglio del ’75 sono a Cuba, con Fidel, per l’anniversario dell’assalto alla caserma Moncada. Ne resto folgorato”.Tutto precipita. Il 25 novembre 1975 la rivoluzione portoghese vive il suo termidoro. Ancora oggi i protagonisti discutono su come sia andata. Nel suo ufficio di presidente dell’Associazione 25 aprile, Vasco Lourenco, allora capo dei militari moderati, racconta di un golpe dell’estrema sinistra. Nella fondazione che porta il suo nome, Mario Soares spiega che i responsabili erano i comunisti; ”ma Otelo non li appoggiò, e si fermò in tempo”.Nel caffè sul Tago, lui assicura di non aver voluto un golpe. ”Mi limito ad appoggiare i paracadutisti, che hanno occupato le basi aeree in polemica con il loro comandante reazionario. Ma i socialisti e la destra aspettano solo un pretesto. Circondano i miei uomini, sparano, arrestano. Cercano di comprarmi, mi offrono la promozione a generale a 4 stelle. Rifiuto. Portano in carcere anche me, per 44 giorni. Mi liberano in tempo per le presidenziali. Arrivo secondo, con il 17%”.Vince però il generale Eanes, con il 61. La rivoluzione è finita. Nell’84 Otelo tornerà in carcere, per 5 anni, con l’accusa di essere l’ideologo del gruppo terrorista Forze popolari del 25 aprile, che nasconde bombe e assassina industriali. ” Erano uomini che conoscevo e di cui condividevo gli ideali, ma non ho mai saputo nulla delle loro azioni” racconta ora. Condannato in primo grado, graziato da Soares con l’ultimo atto da presidente, il 9 marzo del ’96. Oggi Otelo de Carvalho è in pensione, con il vecchio grado di tenente colonnello. Torna spesso in Africa, dove esporta scarpe e possiede un peschereccio. A sentire il nome del vecchio marxista pasticcione, Soares si alza in piedi: ”Otelo è un idealista, forse un ingenuo, di sicuro un eroe. l’eroe della nostra rivoluzione”.Non è poco, ora che di rivoluzioni, per fortuna o purtroppo, non se ne fanno più» (Aldo Cazzullo, ”Corriere della Sera” 1/4/2004).