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 2004  marzo 31 Mercoledì calendario

«Ma chi era, veramente, Jawaharlal Nehru? Epigrammaticamente, il padre dell’India moderna, politicamente assai più decisivo di Gandhi, del quale fu discepolo e collaboratore, e che egli definì "più o meno un filosofo anarchico"

«Ma chi era, veramente, Jawaharlal Nehru? Epigrammaticamente, il padre dell’India moderna, politicamente assai più decisivo di Gandhi, del quale fu discepolo e collaboratore, e che egli definì "più o meno un filosofo anarchico". Nato nel 1889, da una famiglia di bramini di alta casta, un lieto evento considerato quasi miracoloso dopo le predizioni di uno yogi, Nehru, che aveva ereditato dal padre l’appellativo di Pandit, "il saggio, il sapiente", fu mandato dal genitore, illustre avvocato, a perfezionare i suoi studi in Inghilterra quando aveva soltanto sedici anni. Vi rimase fino al 1912, conseguendo una laurea in scienze e una in legge, con il riconoscimento ufficiale di "barrister", patrocinante.(...) Nello stesso 1912 entrò a far parte del partito nazionale del congresso; quattro anni più tardi conobbe Gandhi. La vera militanza politica iniziò nel 1919, l’anno fatale della strage di Amitsar, quando le truppe britanniche spararono sulla folla inerme e uccisero 379 persone. Finì in carcere: la prima di otto detenzioni, l’ultima, la più lunga, terminata soltanto nel 1945, con Gandhi. In carcere, scuola di vita, Nehru arricchì le sue letture, scrisse The Discovery of India, il vertiginoso Glimpses of World History (Istanti di storia del mondo) dedicato alla figlia Indira, e che spazia da Cristo a Roma Antica, da Gengis Khan al nostro tempo; impostò l’Autobiografia. Durante la prigionia, accanto al suo Spinoza, alla filosofia indiana, a Emerson, a Einstein, si accostò a Marx, e si dichiarò poi socialista, anche se non divenne un militante, per l’influenza di Gandhi. Ormai si presentava come l’interlocutore privilegiato della Gran Bretagna, e l’indipendenza dell’India, nel 1947, fu il risultato delle trattative, spesso tempestose ma sempre franche, con l’ultimo Viceré, Lord Mountbatten. Nehru, che secondo la consuetudine indiana aveva sposato Kamala, la moglie scelta dal padre, pur essendo un marito affezionato non fu mai alieno da avventure: forse la più travolgente, un amore appassionato per entrambi, lo legò per breve tempo addirittura a Lady Edwina, la moglie di Mountbatten. Primo ministro sin dall’indipendenza, entrato ormai nel mito ancor più di Gandhi, Nehru dovette accettare, e subire, la ferita della cosiddetta Spartizione, con la nascita del secessionista Pakistan, che, nel 1948, Gandhi pagò con la vita. Politico secolare in un Paese condizionato da ipoteche religiose, fece dell’India uno Stato multietnico, di democrazia parlamentare, promosse riforme sociali, attento alle caste più umili, alle donne. Ma esercitò il potere con mano anche troppo ferma, e non poté impedire la nascita di una burocrazia massiccia e corrotta. Finito il dominio britannico, guardò con diffidenza e timore agli Stati Uniti, in cui scorgeva la minaccia di un nuovo impero, profeticamente; stabilì rapporti amichevoli con l’Unione Sovietica, per poi diventare l’ispiratore e il leader del movimento dei Paesi non allineati. Gli ultimi anni di Nehru furono segnati dal conflitto con la Cina, che aveva invaso il Tibet e parte del Kashmir. Fallite le trattative segrete per le quali Nehru fu poi aspramente criticato, si giunse allo scontro, e alla fine l’esercito indiano venne sconfitto. Una modesta rivincita si ebbe con la conquista della superstite colonia portoghese di Goa, ma gli oppositori di Nehru lo accusarono di aver portato l’India sull’orlo del disastro. Nehru visse così di persona ciò che aveva scritto, che in India si alternano periodi di autocelebrazione e di autocompassione. Citava Tagore: "Per la nostra perfezione, dobbiamo essere vitalisticamente selvaggi e mentalmente civilizzati". Colpito nel 1962 da una crisi cardiaca, depresso, morì forse angosciato, quasi prevedendo le contraddizioni e la personale tragedia della figlia Indira, destinata a succedergli dopo avere sposato un oscuro professore di nome Gandhi e a finire assassinata.»