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 2004  marzo 31 Mercoledì calendario

Dundee AngeloAngeloMirenda

• Philadelphia (Stati Uniti) 30 agosto 1921. Allenatore di boxe • «Conoscendo la scarsa considerazione che ha la boxe in Italia, riesce difficile immaginare come negli Stati Uniti un allenatore di pugilato sia considerato una leggenda vivente del mondo dello sport. Stiamo parlando di Angelo Dundee. Nato nel 1921, a Philadelphia, da genitori calabresi (Angelo Mirenda e Filomena Iannelli), Dundee ha allenato ben quindici campioni mondiali, tra cui Muhammad Ali, Ray Sugar Leonard e George Foreman. Angelo era nell’angolo di Ali il 30 ottobre 1974 a Kinshasa quando strappò il titolo iridato a Foreman nell’incontro reso immortale dal film documentario Quando eravamo re. Proprio per questo, Foreman volle Angelo nel proprio angolo quando il 5 novembre 1994 a Las Vegas affrontò Micheal Moorer per i titoli Wba e Ibf. Alla decima ripresa, con un terribile destro, il 45enne reverendo texano mise k.o. il più giovane avversario tornando sul trono dei pesi massimi. Aver contribuito a scrivere pagine indimenticabili della storia della boxe ha portato ad Angelo Dundee una lunga serie di riconoscimenti. Il più importante, il 28 ottobre 2000 a Washington, conferitogli dall’allora presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, nel corso dell’annuale serata di gala della National Italian-American Foundation: lo “One America Award”. E insieme a Dundee, venne premiato anche Muhammad Ali. Il campione ha voluto essere presente pure a Miami il 28 agosto 2002 quando il sindaco David Dermer ha organizzato una festa a sorpresa in onore di Angelo e gli ha consegnato una targa con la seguente motivazione: “Sono in pochi ad aver contribuito allo sport professionistico, come ha fatto Dundee. Non è solo una leggenda del pugilato, ma è parte integrante della storia di Miami”. Non sorprende, quindi, che le case cinematografiche si rivolgano a lui per collaborare alla realizzazione di film sulla boxe. [...] Ha collaborato anche alla realizzazione del film Ali, interpretato da Will Smith: “Certo, ho spiegato a Will come doveva comportarsi per assomigliare a Muhammad. Credo di esserci riuscito, considerato che tutti si sono stupiti di come Smith sia stato capace di immedesimarsi nel personaggio”. A proposito di Muhammad Ali: vuole svelarci la verità riguardo al famoso match contro il campione di wrestling Antonio Inoki? Doveva essere un grande spettacolo, invece si è rivelato deludente. “Perché si è trattato di un incontro vero. Avessimo voluto organizzare un grande show, avremmo coreografato delle sequenze spettacolari. Invece, ci hanno chiesto di affrontare sul serio Antonio Inoki. Io non ne vedevo la necessità, ma Ali ha deciso di accettare. Era un grande evento mediatico e pagavano bene. Anche se Muhammad avrebbe potuto guadagnare la stessa cifra con il pugilato, ha voluto fare questo incontro. Come al solito, ha aiutato l’organizzatore a vendere i biglietti facendo delle bellicose dichiarazioni. Ha anche minacciato Inoki di metterlo k.o. con un solo pugno. Poteva farlo, ed Inoki lo sapeva. Per evitare questo rischio, si è rifiutato di combattere in piedi. Ogni volta che Muhammad si avvicinava, lo colpiva con dei potenti calci alle gambe. L’arbitro ha cercato di gestire la situazione, ma non poteva certo costringere Inoki a fare quello che non voleva. Tra l’altro, l’arbitro era figlio di una mia amica, Eileen Eaton, la prima donna ad organizzare incontri di pugilato a Los Angeles. Si chiamava Gene Le Bell, era gradito anche ad Inoki perché di mestiere faceva il wrestler. Tornando al match, alla fine Muhammad era pieno di ematomi alle gambe ed abbiamo dovuto portarlo in ospedale” [...]» (Luca De Franco, “Corriere della Sera” 31/3/2004).