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 2004  marzo 31 Mercoledì calendario

Bossi Manuela

• (Manuela Marrone) Varese 21 maggio 1953. Sposata con Umberto • «Il Senatur non è un complimentoso, ma qualche volta l’ha detto che è “una donna tutta d’oro”. [...] Moglie defilata e madre di tre figli [...] Molti, nella base leghista, la vorrebbero in un ruolo politico di rilievo. I colonnelli del partito la citano continuamente, la lodano, le attribuiscono un ruolo di bandiera che serve a compattare i ranghi e a richiamare, attraverso sua moglie, la forza unificante del Senatur. Lei temporeggia. La politica, dopo i lontani esordi ai tempi dell’autonomismo semiclandestino, non è il suo pane quotidiano. È una donna schiva, affettuosa, paziente, che vive nella villetta con terrazza verde di Gemonio, 2.700 abitanti a due passi dal lago Maggiore [...] i figli. I due minori, Roberto Libertà e Eridano Sirio, sono stati mandati alla Scuola Bosina di Calcinate del Pesce, modello mai decollato di una filiera di istituti cosiddetti padani. Di questa Scuola Bosina, Manuela Marrone, che per tanti anni aveva abbandonato l’insegnamento per dedicarsi ai figli (il maggiore, Renzo, ora frequenta il liceo scientifico), è oggi il coordinatore didattico. Settanta alunni tra materne ed elementari, retta di 150 euro al mese, 15 insegnanti di origine lombarda controllata. Gemonio è un paesello: la signora Bossi passa dal giornalaio Filippo la domenica e si compra “La Padania”, i figli le riviste di computer. Qui c’è ancora un po’ d’industria (Usag, utensili, e Curti Riso), e la Lega, paradossalmente, non ha mai attecchito [...] Una donna forte, ragionevole e senza smanie, che non si vede mai né a teatro né a una cena di notabili, e di rado è apparsa agli stessi raduni della Lega, per non parlare di Roma e del Palazzo, che ignora di proposito. Eppure è lei la donna che, se Bossi fosse una rockstar, i biografi definirebbero una “milestone”, una pietra miliare. Lo conobbe nel 1982. Fu lei a offrire un tetto a quel lungagnone spiantato e stravagante che la stordiva di parole. Lo accolse nel suo monolocale a Varese, dove insegnava dalle suore del Collegio Sant’Ambrogio (anche le sue tre sorelle sono diventate insegnanti). In quel buco di 40 metri quadrati, prima sede ufficiosa della Lega lombarda, scrisse con lui i manifesti e volantini da distribuire tra Pontida e le valli, ai tempi in cui il moroso era tenuto d’occhio dalla Digos. Nel 1987 fu consigliere provinciale: delusa, non ripeté l’esperienza. Con la Lega vincente, poi al governo con Berlusconi, era già tornata alla famiglia. “Sono una mamma militante”, disse in una rara intervista. Vita politica ridotta al minimo (ma anche prima, ai raduni, niente riflettori, né camicie verdi né parolacce). All’apice dell’ascesa leghista, nel ’93 divenne sindaco di Milano un ex funzionario regionale, Marco Formentini, in età da pensione. Un giorno la moglie Augusta, detta la First Sciura, che poi si sarebbe vantata di aver convinto l’Umberto mangiapreti a sposare la cattolica Manuela (li sposò proprio il sindaco nel ’94, dopo 12 anni nel peccato), le propose un concerto alla Scala, dove Manuela non era mai stata: “Mi piacerebbe tanto”, disse, “ma non ho nessuno che mi tenga i bambini”. A tutt’oggi, il modello familiare del Senatur esclude l’aiuto domestico: “È sbagliatissimo”, ha dichiarato, “il sistema famiglia basato sulle colf. I figli hanno le braccia e si danno da fare”. Ancora adesso a Gemonio la signora Bossi fa la spesa tra il mercoledì e il giovedì, macellaio e fruttivendolo. Ogni mezzogiorno Sara, la fornaia, consegna a casa del ministro cinque panini. Una delle poche volte che la signora fu avvistata a Milano (dov’è nata, di madre milanese e padre siciliano) fu in occasione dell’apertura del nuovo Piccolo Teatro. Davano Pierino e il lupo di Prokofiev. I due figli colpirono i presenti per la loro buona educazione. Segno che una brava madre sa imporsi anche al più longobardo dei longobardi» (Enrico Arosio, “L’espresso” 1/4/2004).