28 marzo 2004
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Arakawa Shizuka
• Nata a Shinagawa (Giappone) il 29 dicembre 1981. Pattinatrice su ghiaccio. Campionessa del mondo 2004. Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Torino 2006. «Laurea in sociologia all’università di Tokyo, è una perfetta macchina da salti. Infila come niente una combinazione triplo-triplo-doppio, una triplo-triplo, altri tre tripli e un doppio axel. Tutti da manuale. Artisticamente è quella che è, ma che importa? [...] Da adolescente, prometteva tanto: nel ’98 partecipò ai Mondiali di Minneapolis (22ª), ai Giochi di Nagano (13ª) e vinse il titolo nazionale. Poi, per cinque anni, sparì praticamente nel nulla: ”Dovevo decidere cosa fare della mia vita - spiega intimidita e frastornata - nel 2002 ho deciso che la mia vita poteva essere il pattinaggio”. Da lì il trasferimento negli Stati Uniti, da Richard Callaghan, allenatore e Nikolai Morozov, coreografo [...] 166 centimetri ben muscolati» (Andrea Buongiovanni, ”La Gazzetta dello Sport” 28/3/2004). «[...] ha dato per la prima volta al Giappone il titolo olimpico nel pattinaggio di figura femminile. Nel 1992, in verità, la bella Kristi Yamaguchi, che vinse per gli Stati Uniti, aveva geni orientali, essendo figlia di una donna nata in un campo d’internamento per giapponesi- americani. Ma Shizuka Arakawa ha fatto garrire la bandiera giapponese. E il bellissimo, solenne inno nazionale giapponese è risuonato in un Palavela riempito di soli rossi in campo bianco. [...] Alta, slanciata, elegante come le gru giapponesi. Armoniosa e sicura. Era vestita di un costume elegante e sobrio, azzurro e blu royal, tempestato di brillantini, con un bel girocollo che la rendeva ancor più slanciata. E dire che proprio a causa di un costume aveva trovato la sua vocazione. Ha raccontato: ”Sono andata su un pista di pattinaggio e ho visto tanti bambini con vestiti elegantissimi. Anch’io ho voluto indossare quei costumi”. Shizuka è un’eccellente saltatrice: era stata la prima a Dortmund ad eseguire una sequenza triplo lutz-triplo toeloop-doppio loop. Eppure non aveva l’ardire temerario della sua giovane connazionale Miki Ando, l’unica a provare un quadruplo Salchow, senza successo. Ha privilegiato, invece, la sicurezza e l’armonia. La sua danza era seducente, di alta qualità. E lo spettatore si è trovato dentro un quadro di Degas, in cui il pittore aveva messo i pattini alla sua ballerina. Tutto era euritmia e grazia. Perfino la musica era seducente e rivelava le sue intenzioni con il Vincerò dal Nessun Dorma della Turandot di Puccini. Shizuka otteneva un punteggio di 125,32, che migliorava di quasi due punti il suo precedente record. [...] Ma c’era ancora Irina Slutskaya, la più esperta del campo, due volte campionessa del mondo a Nagano nel 2002 e a Mosca nel 2005. Forte di sette vittorie agli Europei. In costume rosso sembrava posseduta dal fuoco. Un lapillo incendiario sul ghiaccio del Palavela. Era un confronto fra l’eleganza orientale e il fuoco moscovita. Irina danzava con passione, ma lasciava incompiute due sequenze e, poi, un triplo loop le è stato fatale. Sul volto della bella Arakawa splendeva il sol levante. Il suo volto è stato illuminato da uno splendido sorriso quando Juan Antonio Samaranch le ha messo al collo la medaglia d’oro. Shizuka Arakawa non è la bimba-prodigio come Sonia Henie. Non ha la bellezza fidiaca di Katarina Witt, né l’armonia seducente di Oksana Baiul. Ha espresso sul ghiaccio l’eleganza e la precisione dei disegni di Hokusai. stata l’unica ad eseguire senza errori il programma annunciato. Ha unito difficoltà e grazia. Ha sfiorato la perfezione» (Claudio Gregori, ”La Gazzetta dello Sport” 24/2/2006).