Varie, 25 marzo 2004
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NYERS István Etienne Merlebach (Francia) 25 maggio 1924, Subotica (Serbia) 9 marzo 2005. Calciatore
NYERS István Etienne Merlebach (Francia) 25 maggio 1924, Subotica (Serbia) 9 marzo 2005. Calciatore. Apolide (genitori ungheresi). Ha giocato nell’Inter per sei stagioni dal ’48 al ’54, vincendo due scudetti con Foni allenatore: 182 partite, 133 gol. Nel ’54 passò alla Roma (due stagioni), poi Lecco (due anni) e Marzotto (in B). «[...] uno dei più grandi centravanti della storia dell’Inter. Un apolide, un giramondo dato che la sua famiglia era originaria di zd ( nordest dell’Ungheria), ma lui era nato in Francia, a Merlebach, dove suo padre lavorava come minatore. Nyers da piccolo ha vissuto a Budapest, ha cominciato a giocare come professionista nell’jpest (nel 1945/46 ha anche collezionato due presenze nella nazionale ungherese), poi ha cominciato a girare il mondo: Viktoria Zizkov, Stade Francais, Inter, Roma, Barcellona (senza però disputare partite ufficiali), Sabadell, Terrassa, Lecco, per finire nel Marzotto Valdagno nel 1961. Una volta terminata la carriera da giocatore, per un po’ di tempo ha continuato a vivere in Italia, a Bologna in via Galliera, infine è tornato a casa della moglie, a Subotica, ed è praticamente sparito di scena. Per lunghi anni nessuno ha mai saputo dove fosse, poi nell’autunno del 2004 alcuni giornalisti sportivi ungheresi lo hanno trovato quasi per caso, a Subotica, a pochi chilometri dal confine ungherese. Era reduce dal suo secondo matrimonio, con Giulia, la ex colf diventata sua compagna dopo la morte della prima moglie. Ecco allora che Nyers balza di nuovo al centro dell’attenzione dei media ungheresi. Tele Sport1 gli dedica un’intervista di un’ora, dove Nyers - in italiano significa crudo - parla della sua amicizia con la famiglia Moratti, con Lorenzi, Skoglund, Brighenti, Mazza, insomma con i giocatori che hanno vinto con lui gli scudetti del 1953 e del 1954. [...] uno dei bomber più grandi della squadra nerazzurra: 236 partite e 153 reti in A, compreso il biennio vissuto nella Roma. Uno così non poteva che eleggere Bologna a città ideale, tappa quasi conclusiva di una vita da apolide e godereccia. [...] Un po’ francese ( Etienne), molto ungherese (Istvan) e poi italiano ( Stefano) con spiccati atteggiamenti da americano. Un Alberto Sordi nella sua più celebre interpretazione trasferito nel mondo del calcio. Etienne o Istvan o Stefano Nyers ha vissuto bene, molto spesso talmente bene da oltrepassare i mezzi, pur generosissimi, messigli a disposizione dai padroni del calcio anni Cinquanta. In cui era un re: lo Shevchenko dell’epoca. ”Sì, in qualche cosa lo si può accostare al milanista: potenza, scatto, tutti e due i piedi, coraggio... Ma in realtà le caratteristiche tecniche ed atletiche di Nyers non le ho più riscontrate in nessun altro attaccante di stagioni successive alle nostre”. Chi ce lo descrive così è Sergio Brighenti, riserva di Nyers in quell’Inter scudettata. ”I ricordi sono nitidi, erano i miei vent’anni, capirete, ho tutto scolpito qui dentro” dice Brighenti a lungo responsabile della Under 21 e poi apprezzato braccio destro di Azeglio Vicini nel periodo del nostro Mondiale. Ma una volta centravanti rapido, temibile, implacabile. ”In quell’Inter fungevo da tappabuchi della linea di attacco: c’erano Nyers all’ala sinistra, Lorenzi centravanti e Armano a destra. Io andavo bene per tutti e tre, quando si infortunavano. Raramente, peraltro. Beh, Nyers era davvero molto forte, non lo dico perché non c’è più, basta consultare le cronache del tempo” . ”Aveva uno scatto in progressione davvero micidiale, lo rendeva inarrestabile. Calciava con entrambi i piedi, fiuto del gol, coraggio da leone. Insomma, un grandissimo. Lui e Skoglund erano i pupilli del presidente Masseroni, che li retribuiva con infinita generosità. Beh, il nostro apolide, però, spendeva tutto. Era un esibizionista, nel senso che gli piaceva fare colpo sulla gente. La sua fama di calciatore non gli bastava, fuori del campo doveva stupire con uno stile di vita particolare [...] agli allenamenti si presentava a bordo di auto americane. Le cambiava spesso, al pari delle fidanzate. Erano gli anni della ricostruzione, non è che ci fossero tanti ricchi in giro e la sua fama di tipo brillante si sparse in fretta nell’universo femminile. Ricordo che quando conosceva una tipa che non gli piaceva per liberarsene spediva me a dirle che lui si scusava ma non parlava bene l’italiano, non capiva...”. ”Naturalmente gli anziani del gruppo se ne approfittavano. Bastava chiamarlo ’Grande Etienne’ oppure ’Enfant terrible’ che lui si galvanizzava e al tavolo del poker si faceva pelare a causa dei suoi continui azzardi: doveva stupire, l’ho detto. Io gli dicevo che si faceva mettere in mezzo, che i vari Giacomazzi, Blason, Neri, Nesti, Fattori erano dei volponi alle prese con un agnellino... Ma lui niente, giocava e pagava, pagava e giocava. Anche a biliardo, anche fuori del nostro giro”. Difatti è morto in povertà [...]» (Tomas Misur, Nicola Cecere, ”La Gazzetta dello Sport” 10/3/2005). «’Nyers mi ricorda il derby più incredibile”. Era bello sentire Nils Liedholm cavalcare i ricordi. Era il 6 novembre 1949. Angelo Moratti era andato per la prima volta allo stadio con i due figli, Gianmarco, 13 anni, e Massimo, 4 anni e mezzo. ”Dopo 19 minuti noi del Milan vincevamo per 4-1: Candiani era già andato in gol dopo pochi secondi, poi aveva raddoppiato e avevamo segnato anche Nordahl ed io. Il gol dell’Inter lo aveva realizzato proprio Nyers. Ci siamo adagiati su quel vantaggio. E l’Inter in rimonta ci ha raggiunto e superato. Poi Annovazzi aveva fatto il 5-5. Ma Amadei riuscì a segnare il gol del 6-5. Per noi è stata una grande lezione. Nyers quel giorno segnò due gol. Era una delle più veloci ali che io abbia mai incontrato nella mia carriera. Oggi non esiste un giocatore veloce come lui. Una velocità supersonica. Non era un tecnico fine come altri ungheresi. Viveva sulla velocità. Tirava bene con tutti e due i piedi. E ci faceva soffrire”, ricorda Liedholm. [...] Era nato a Merlebach, in Alsazia, da genitori ungheresi. Papà faceva il minatore lì. Allo scoppio della guerra era tornato sulla collina di Buda. E lì aveva assistito all’ingresso dell’Armata Rossa. Giocava nell’Ujpest e, in nazionale, al fianco di Puskas. Ma presto emigrò in Cecoslovacchia, nel Viktoria Zizkov. Helenio Herrera, che guidava lo Stade Francais, lo vide in una partita a Praga e lo rapì. Nyers, con una fuga rocambolesca, arrivò a Parigi. Giulio Cappelli, emissario del presidente dell’Inter Masseroni, lo vide. Due anni dopo Istvan arrivò a Milano. Quando atterrò al Forlanini, disse: ”Me voici, le grand Etienne”, ”Eccomi, il grande Stefano”. Debuttò il 19 settembre 1948 in Inter-Sampdoria, firmando la vittoria (4-2) con 3 gol. Giocava ala sinistra in un attacco che aveva Amadei a destra e Lorenzi al centro. Era micidiale. Nei primi due derby mise a segno 3 gol. Il 30 aprile 1949 giocò nell’ultima partita di campionato del Grande Torino, che il 4 maggio evaporò a Superga. Il Torino fu dichiarato Campione dal Consiglio federale, l’Inter si piazzò seconda. Nyers con 26 gol fu capocannoniere del torneo. Pur giocando all’ala sinistra aveva un destro folgorante e rimesse laterali sensazionali: metteva la palla al centro dell’area. Continuò a segnare caterve di gol: 30, poi 31, quindi 23 nei tre campionati successivi. Poi arrivò Alfredo Foni, un tecnico difensivista. L’Inter, nel primo dopoguerra, era passata dal Metodo al Sistema o WM. Foni, però, fedele al motto ”prima non prenderle”, trasformò il terzino destro Blason in libero, mentre Armano, ala tornante, lo sostituiva in difesa. Era il Catenaccio. L’Inter, con Ghezzi, il Kamikaze, in porta, segnava meno, ma non prendeva gol. Così Nyers, nei campionati 1952/53 e 1953/54, fece solo 15 e 8 gol, ma vinse due scudetti. Nyers amava il bel mondo, i night, le belle donne, le auto di lusso. Un giorno si presentò su una lunghissima Studebaker celeste. Giocava a braccio di ferro con Masseroni per il rinnovo del contratto e lo faceva alla vigilia del derby del 1 novembre 1953. Quel giorno Masseroni lo investì con lo sbuffo di fumo del suo immenso Avana e sussurrò: ”Lavativo, firma qui”. Il derby finì 3-0 con tre gol di Nyers. In sei anni all’Inter segnò 133 gol in 182 partite. Poi passò alla Roma, al Lecco, al Marzotto Valdagno. [...]» (Claudio Gregori, ”La Gazzetta dello Sport” 11/3/2005).